Manager, sindacalista, cooperatore. Carlo Mitra è molto di più.
La sua filosofia di vita si può riassumere in una frase: vivere pienamente.
Appassionato di montagna, pubblica per Natan Edizioni il libro “Dove la terra accarezza il cielo”.
L’opera racconta le spedizioni dell’autore verso le vette più alte del mondo e, grazie all’alchimia della parola che traduce il sentimento, oltrepassa il reportage e si fa metafora di una vita personale “scalata” quasi sempre in cordata, alcune volte in solitaria.
Una lettura utile perché illuminante, che suscita domande e risposte anche su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci circonda.
Chiedo a Mitra di interpretare, alla luce della sua esperienza di alpinista e di uomo, tre citazioni di grandi pensatori, così umane che hanno il potere di toccarci in profondità.
E ci collegano a temi universali e senza tempo, come i pericoli della vittoria, il prezzo del successo, l’ansia di prestazione.
1/ “In cima ad ogni vetta si è sull’orlo di un abisso” [Stanislaw Lee]
Mitra: “Quando si è conquistata la cima, il punto più alto di ogni nostra aspirazione, immediato è il senso del compiuto, quasi il vuoto davanti, non c’è un oltre con il quale misurarsi…
Allora, importante è scendere sognando un’altra cima da salire”.
2/ “Verso la cima aumenta il freddo” [Nietzsche]
Mitra: “Per me è il senso della metafora dell’estremo, dove il freddo verso la cima è il confronto con le difficoltà, la solitudine di chi è in alto, il mettersi alla prova senza riserve, non solo per l’obiettivo finale ma anche per misurarsi con il contesto”.
3/ “Le cose da lontano ci spaventano, da vicino spesso non ci spaventano più” [Shakespeare]
Mitra: “Quando vedi la montagna nella sua imponenza fa paura pensare di sfidarla. Poi salì, ti fai parte di essa e la paura si trasforma in fiducia e la fiducia genera la forza.
Nella vita ogni giorno, da sempre, di fronte ai cambiamenti viviamo queste paure. Solo affrontandole, le superiamo”.
Mitra nasce in un paesino del Monferrato dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza in una famiglia contadina.
A vent’anni emigra a Genova per lavorare in fabbrica, segno della modernità che avanza.
Come operaio vive le lotte in fabbrica e il sindacato degli anni ’60 e ’70 sino ad arrivare ai vertici nazionali della Cisl, al fianco di Pierre Carniti.
Quindi l’Africa, per fare cooperazione internazionale in Mozambico, Senegal, Mali. Nel 1990 incomincia la sua carriera dirigenziale in Confcooperative che conclude come vicepresidente nazionale nel 2014.