Siamo lieti di proporre ai nostri lettori un’intervista ad Anna Babanova, il primo regista del Teatro V.Majakovskij di Norilsk.
Anna Vladislavovna Babanova, terminò GITIS ( l’Istituto Statale delle arti teatrali), il corso-specializzazione attrice di V. Levertov nel 1994 e il corso di L.Heifetz -specializzazione regista nel 2004. Lavorava presso il teatro drammatico di Omsk dal 2004 al 2013 come secondo regista, dal 2013 ad oggi è regista principale nel Teatro drammatico Oltre polare di V. Majakovskij di Norilsk. E’ regista di più di 40 spettacoli, i quali presero parte in parecchi festival, come per esempio il Festival dell’arte russa a Nizza, la Maschera d’oro di Mosca e molti altri.
Ioulia: – Stanislavskij aveva completamente cambiato il modo di fare il teatro, ma assieme a lui c’è tutta una tradizione- Danchenko, Orlenev. In Italia il metodo Stanislavskij è stato portato da Tatiana Pavlova, che con Silvio d’Amico ha fondato l’Accademia d’Arte drammatica a Roma, mentre negli Stati Uniti Elia Kazan, Cheryl Crawford e Robert Lews fondarono l’ Actor Studio. In Russia di oggi questa tradizione è ancora viva? Il Suo teatro, per quanto possiamo capire evoca la scuola di Stanislkavskij. Come costruisce Lei la regia dello spettacolo? Qual’è il Suo rapporto con gli attori, con il testo originale?
Anna Babanova: – Sa, una volta ho chiesto al mio maestro-”Ditemi, perché non c’è un risultato interessante, facevo tutto seguendo gli insegnamenti, ho sezionato il materiale, ”dividendo” tutta la logica in eventuali circostanze, obiettivi e mete, ma il risultato non c’è”. Lui mi rispose-” E’ come nella musica! Sai le note? Sai suonare? Adesso metti via gli spartiti. Devi improvvisare”. Per questo, quando preparo il materiale, ogni volta, cerco la chiave del giorno, e mi vengono delle idee. Io ogni volta dal materiale elaboro un Nuovo metodo. Non è mai facile, ma è interessante. Amo lavorare con le storie reali, come con lo spettacolo su Gulag- raccoglievo il materiale che mi sconvolse e poi lo passai al drammaturgo Vladimir Zuev. Abbiamo lavorato per due anni, lui ha scritto cambiando 7 volte, alcuni passaggi scrissi io. Fu un lavoro interessantissimo, praticamente una ricerca. Andai in prigione, andai ad ascoltare l’audienza in tribunale, mi aiutano sempre tante persone.
Quando facevo lo spettacolo sui malati di Alzheimer, un amico francese mi organizzò una visita presso la casa di cura dove si trovavano i malati. Dovevo evidenziare e trovare la chiave dello spettacolo. E la trovai. E’ molto importante vedere la vita e l’azione dietro al testo. Stando li ( in casa di cura-nota del traduttore) capii che parlavano della vita quotidiana, di una figlia che voleva lasciarci il padre per prendere il suo appartamento di Parigi, e invece in realtà succedeva tutto in ospedale e tutte le persone che parlavano al malato non erano i suoi parenti ma infermieri. Ecco la chiave. Mi è piaciuto molto quello che disse Dodin quando gli chiesero che tipo di spettacolo può essere considerato un successo. Lui disse-quello che ti cambia e col passare del tempo rimane nella storia del teatro. Ecco, penso che alcuni spettacoli di Norilsk rimarranno nella storia. Mi hanno cambiata, questo è sicuro. Il sistema di Stanislavckij – attualmente è rimasto un riverbero, le rimanenze.
Il teatro ha accumulato una grandissima esperienza, non finisci mai di imparare. Mi ricordo quando portarono Sthreller-piangevo di felicità, era bellissimo. Oggi in Russia molti sono appassionati al teatro tedesco. Ma da noi è sempre così-assorbiamo, uniamo al nostrano e a volte vengono fuori delle cose interessanti. Ad ogni modo, senza alcun dubbio il piattaforma-base è sempre Stanislavckij, ma sembra che ci siamo allontanati parecchio nella ricerca delle forme e linguaggi nuovi. Quando finiamo nella strada chiusa, torniamo al punto di partenza e ci mettiamo di nuovo a cercare.
Ioulia: -Stanislavskij si ricongiunge alla tradizione di Scepkin e, attraverso Scepkin, agli attori servi della gleba. Si può ipotizzare un rapporto fra la Scuola dei Stanislavskij e gli scomorokhi? Ezenstejn con l’avvento del cinema riteneva il teatro superato e faceva l’esempio del trattore che aveva superato l’aratro. Stanislavskij riesce a dimostrare il contrario. Oggi il teatro ha ancora un futuro?
Anna Babanova : – Se uno si mette a scavare, certo, si può trovare i collegamenti di tutti i generi. Quando gli attori recitavano nelle fiere erano i gruppi creati solo per una stagione. La cosa interessante è che sapevano recitare, avevano le nozioni del vocale, della plastica, suonavano gli strumenti musicali. Il gruppo era universale, ma non seguivano nessun tipo di scuola, erano autodidatti, anche adesso ci sono gli attori così-al massimo uno per teatro, non li devi insegnare nulla, sanno tutto, anzi, la scuola di per se li nuocerebbe soltanto. Tutti noi siamo educati con la scuola di Stanislavckij, ma lo stesso Konstantin Sergheevich Stanislavskij scriveva che la Scuola serve solo agli artigiani, alle persone di medio talento. Il Genio non ha bisogno della Scuola. Per questo ci basiamo su Stanislavsckij in quanto al linguaggio basico e termini teatrali. Ma ogni volta cerchiamo di scappare dall’insegnante, vedere se troviamo qualcosa di più interessante, saltando al di fuori dei limiti del sistema. Sii meglio del maestro, dimentica quello che dicevo, vai oltre! Così insegnava Stanislavskij, così hanno insegnato a me i miei insegnanti, che prendevano lezioni da chi, a sua volta,prendeva le lezioni da Konstantin Sergheevich! Oggi in Russia c’è una lotta fra il vecchio linguaggio teatrale e quello nuovo! Quello, che vediamo in Europa. Ma io credo che riusciremo a mescolare il tutto alla nostra tradizione con successo e nascerà un sistema teatrale nuovo.
Il sistema di Stanislavsckij nacque quando la Russia era uno dei paesi più sviluppati del mondo! La nuova Russia è uno stato molto giovane! (mette nel testo la bandierina russa-tricolore/nota del traduttore). Per questo motivo ci sono le forze che vogliono il vecchio, il solito e hanno paura del nuovo, ma il nuovo è inevitabile! Ci vuole tempo, il nuovo sistema si sta già formando, e probabilmente-proprio nel nostro teatro. Siamo lontani, difficili da controllare, per questo siamo liberi! La libertà è la base del procedimento creativo. Con l’arrivo del cinema il teatro è stato superato, poi-con la televisione! Il teatro dice-certamente, superato! Passa il tempo, col cinema oramai abbiamo capito tutto in un certo senso-le sale sono mezze vuote, la televisione sta morendo davanti ai nostri occhi, mentre il teatro continua a vivere. Ieri c’è stata l’apertura della stagione, la sala di 500 posti colma, il pubblico applaudiva in piedi, gridava ”bravo” (n.d.r. del traduttore), piangeva il pubblico! Dicono che adesso l’internet ammazzerà il teatro.
La nostra redazione ringrazia Anna per il tempo dedicatoci e per le risposte che svelano l’allure del teatro siberiano così lontano e nello stesso tempo vicino nell’animo.