9 ottobre 2011. In una grande sala, una folla attenta ascolta incantata le parole di un uomo che racconta. E’ un uomo alto, elegante, affascinante, una voce calda, piena di vibrazioni, riempie il cuore. Racconta una storia lontana. L’emozione è dappertutto, le parole travolgono, danno vita a fantasmi, il mare dipinto nei grandi quadri sembra animarsi, le vele delle navi muoversi al vento. E’ un’immagine da favola, coinvolgente, splendida ricordo versi antichi di un profugo assetato di libertà:
Contiquere omnes, intentique ora tenebant
Sed si tantus amor casus cognoscere nostros
(Virgilio, Eneide libro II )
Antonio Calenda racconta la sua storia: Roma, 20 aprile 1961. Un gruppo di studenti Antonio Calenda, Luigi Proietti, Virginio Gazzolo, Mao Prosperi, Anna Mazzamauro sono riuniti al Teatro Ateneo. Davanti ai ragazzi c’è una donna anziana, con un forte accento russo. Nessuno di loro sa che è Tatiana Pavlova, la più grande attrice e regista di teatro del novecento, colei che ha portato in Italia il metodo Stanislavskij, la regista della Scala, l’interprete della Medea di Corrado Alvaro… E’ stato il Rettore dell’Università ad indicare Tatiana quale insegnante di teatro ai giovani studenti di giurisprudenza dell’Università di Roma. Ora davanti a loro c’è questa anziana signora, la guardano con sufficienza, quasi diffidenza.
La donna sembra tutt’altro che l’insegnante che si immaginavano. E’ anziana, appesantita dagli anni, parla italiano con un prepotente accento russo. Mah! Questa volta il Rettore l’ha proprio sbagliata.
Basta un sguardo e la situazione cambia improvvisamente.
Tatiana si trasforma, il suo sguardo fiero impone rispetto. Nessuno può parlare. La voce di Tatiana diventa il canto tragico di Clitennestra disperata per la morte della figlia Ifigenia. Agamennone ha ucciso la giovane figlia per avere il favore della dea Artemide. La madre ha visto il sangue della giovinetta, ha sentito il suo pianto, ha visto i sogni di ragazza morire sotto la scure del carnefice, ha il mani piene di lacrime e di odio. Vendetta contro il padre assassino! Gli occhi abbassati fino a terra celano la violenza per uccidere con l’inganno il marito-assassino. La morte di Agamennone chiede altro sangue, altra vendetta. La catena di morti non si ferma. Il figlio Oreste uccide la madre.
I ragazzi sono incantati.
Sono gli anni del dopoguerra, Roma è passata attraverso la tragedia delle stragi naziste. Tutti in quegli anni feroci hanno sentito il peso delle leggi razziali e il sentimento che impone agli uomini solidarietà e amore. I giovani hanno vissuto quegli anni terribili bambini e forse più degli adulti hanno sentito lo stridore tra legge e sentimenti, il bisogno di giustizia. Sono passati anni, Roma è cambiata, ma per le strade ci sono ancora tracce della guerra, sui muri il sangue è ancora vivo, le fosse ardeatine hanno liberato i morti ammazzati dai nazisti. La morte ha lasciato ferite profonde, gli animi degli uomini sono gonfi d’odio. Vogliono vendetta.
Clitennestra è davanti a loro piange disperata, non sa cosa decidere, le urla folli straziano il cuore dei ragazzi, che diventano tutti Clitennestra, smarriscono l’identità di giovani romani e soffrono il dramma della donna, con la figlia morta tra le braccia, uccisa dall’ambizione del padre-padrone.
Quando la lezione è finita ritornano alla realtà, scoprono di essere ancora se stessi, ma qualcosa dentro di loro è cambiato hanno vissuto il dramma di una donna disperata che va contro la legge, sfida l’Autorità perché la legge del cuore è più forte.
Il Rettore ancora una volta è stato un buon insegnante degli studenti.
Così Antonio decide di fare la tesi di laurea proprio sul tema della giustizia nell’Orestiade di Eschilo.
In questa tesi universitaria, Antonio sintetizza il progetto di vita che lo condurrà molto in alto.
Così Antonio si innamora di Tatiana Pavlova, l’artista russa che ha sconvolto l’Italia provinciale di Pirandello e Petrolini con il metodo Stanislavskij. La vita di Tatiana è un film, un’avventura romantica in cui arte, amore e sogno si mescolano. Una storia che incanta i giovani alla ricerca della propria favola. Ora è davanti a loro, simbolo dei sogni che possono diventare realtà. Tatiana può insegnare una cosa sola: nei sogni bisogna crederci, amare la vita di domani, fuggire le certezze e rischiare l’impossibile. Questa è stata la vita di Tatiana Pavlova, una sfida e un’accettazione del destino. Un misterioso disegno ha portato Tatiana da Mosca attraverso un viaggio tormentato nella laguna veneta in Italia. Qui è cominciata una grande avventura fino a Piazza S. Pietro a Porto Venere dove ha recitato la Medea di Corrado Alvaro. In uno scenario naturale immenso Medea è diventata “l’antenata di tante donne che hanno subito persecuzione razziale e di tante che, respinte dalla loro patria, vagano senza passaporto da nazione a nazione, popolano i campi di concentramento e i campi di profughi. Medea uccide i figli per non esporli alla tragedia del vagabondaggio, della persecuzione, della fame; estingue il seme d’una maledizione sociale e di razza, li uccide in qualche modo per salvarli in uno slancio di disperato amore materno”.
I versi di Alvaro sono rimasti nelle onde del mare di Porto Venere, nelle mura di pietra che portano a S. Lorenzo, nella luce delle stelle, nel cielo azzurro, nel cuore di Antonio e degli allievi innamorati di Tatiana.
Il giovane Antonio riesce a cogliere il meglio di questa esperienza. Nel 1965 insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti organizza il Teatro Centouno che rappresenta l’avanguardia. Fonda la Compagnia Teatro d’Arte e partecipa a Festival Internazionali. Vive i sogni di un artista prigioniero del palcoscenico.
A distanza di molti anni nella bella Sala del Circolo Ufficiali
Antonio Calenda si emoziona al ricordo di Tatiana Pavlova.
E’ stata l’insegnante che col Rettore dell’Università di Roma ha segnato la sua vita.
Ora sta preparando un grande spettacolo con il New York Ballet, un capolavoro artistico internazionale: Pablo Picasso.
Lo spettacolo è una sintesi artistica eccezionale. Una proposta culturale, che fa onore alla memoria della grande attrice e regista russa
Pablo Picasso è uno spettacolo creativo, eclettico, esplosivo e rivoluzionario. E’ stato realizzato da Antonio Calenda, interpretato con la genialità straordinaria, da Giorgio Albertazzi, l’ultimo erede di una grande tradizione teatrale italiana. In questa rappresentazione confluiscono brani tratti da Il desiderio preso per la coda, un testo teatrale scritto proprio da Picasso, e citazioni di opere di compagni d’arte e di vita come Lorca, Apollinaire, Baudelaire, Rimbaud. Un’osmosi di musica, pittura, teatro e danza che vede il succedersi di proiezioni e l’interagire dell’attore con nove danzatrici della Martha Graham Dance Company. Le coreografie, in parte storiche, di Martha Graham, e in parte create per l’occasione da Janet Eilber, attuale direttore artistico della compagnia americana, sono una rappresentazione della personalità irregolare e dell’indomabile furore del grande maestro.
Aspettiamo di vedere l’opera del Maestro e ci auguriamo che anche in Russia lo spettacolo di Antonio Calenda e delle nove danzatrici della Martha Graham Dance Company trovi accoglienza.
Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal maggio 1995, ANTONIO CALENDA si è laureato in Filosofia del Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia.
Dal novembre 2010 ha assunto anche la carica di Sovrintendente della Fondazione Teatro lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste.
Ha curato la regia di molti spettacoli tra cui troviamo.
1965 “Iperipotesi” di Giorgio Manganelli con Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis. Regia di Antonio Calenda (Teatro Centouno) “Il Rumore” di Boris Vian con Virginio Gazzolo, Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene di Franco Nonnis. Regia di Antonio Calenda (Teatro Centouno) “Direzione memorie” di Corrado Augias con Luigi Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis, Regia di Antonio Calenda (Teatro Centouno)
1977 “A piacer vostro” di William Shakespeare con Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di Nicola Rubertelli. Costumi di Ambra Danon. Regia di Antonio Calenda (Teatro Stabile dell’Aquila)
1985 “Questa sera… Amleto” di M. Prosperi e Antonio Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino, Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola Rubertelli. Costumi di Riccardo Berlingeri. Musiche di Germano Mazzocchetti. Regia di Antonio Calenda.
1989 “Le sedie” di Eugene Ionesco con Mario Scaccia. Scene e costumi di Nicola Rubertelli. Regia di Antonio Calenda “Svenimenti” testi di Anton Cechov con Giorgio Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli. Costumi di Ambra Danon. Regia di Antonio Calenda
2002 “Otello” di William Shakespeare, con Michele Placido, e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo Cortesi, Rossana Mortara, Valentina Valsania. Scene Bruno Buonincontri, costumi Elena Mannini, musiche Germano Mazzocchetti, luci Nino Napoletano. Regia di Antonio Calenda. Debutto nazionale, Teatro Donizzetti di Bergamo.
“Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi”, di Nicola Fano e Antonio Calenda da William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi. Scene Bruno Buonincontri, costumi e sculture Elena Mannini, coreografie Hal Yamanouchi, musiche Germano Mazzocchetti, luci Nino Napoletano. Regia di Antonio Calenda. Debutto davanti al Colosseo, Roma.
2006 “Opéra Comique” di Nicola Fano, da un’idea di Antonio Calenda, con Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina, scene Bruno Buonincontri, costumi Elena Mannini, musiche Germano Mazzocchetti, luci Nino Napoletano. Regia di Antonio Calenda. Debutto al Teatro Comunale di Treviso. “Lei dunque capirà” di Claudio Magris, con Daniela Giovanetti, scene di Pier Paolo Bisleri, costumi di Elena Mannini, luci di Nino Napoletano. Regia di Antonio Calenda. Debutto nazionale alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti, Trieste.
2010 “La casa di Ramallah” di Antonio Tarantino, con Giorgio Albertazzi, Marina Confalone e Deniz Ozdogan. Scene di Pier Paolo Bisleri, costumi di Elena Mannini, luci di Nino Napoletano, musiche di Germano Mazzocchetti. Regia di Antonio Calenda. Debutto nazionale al Teatro India, Roma. “L’inventore del cavallo” da Achille Campanile, con Adriano Braidotti, Giuditta Pasquinelli, Jacopo Venturiero, Ilaria Zanetti. Supervisione artistica di Antonio Calenda. Scene di Pier Paolo Bisleri, costumi di Stefano Nicolao, luci di Nino Napoletano, musiche di Germano Mazzocchetti. Debutto per “Teatri a Teatro 2010”, rassegna promossa dalla Provincia di Trierste, Teatrino di San Giovanni, Trieste.
Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche “Herodiade” , “Agnese”, “Semiramide”, “Il turco in Italia”, “Giovanna d’Arco al rogo”, “Le nozze di Figaro” , “Il Trovatore”, “Attila”, “Le nozze di Figaro”, “Falstaff”, “Il turco in Italia” , “Salome”, “Il turco in Italia”. Nell’ottobre 2010 è stato chiamato ad assumere la carica di Sovrintendente della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Ha molto prodotto anche in ambito radiofonico e televisivo. In televisione, fra le numerose regie realizzate, ama menzionare almeno: “La vedova Fioravanti”, “L’agente segreto”, “La signora Ava” di F. Iovine, “Un’indimenticabile serata”.