BRIDGE of ARTS: intervista al produttore Claudio Bucci

L’International Motivational Film and Sports Festival BRIDGE of ARTS di Rostov-sul-Don è già arrivato alla sua quarta edizione. Quest’anno la manifestazione si è tenuta all’interno del nuovissimo e sofisticato centro cinematografico Gorizont «CINEMA&EMOTION».  La competente di giuria, guidata da Eric Roberts (Stati Uniti) ha selezionato i migliori film. Il cinema italiano è stato rappresentato da quattro pellicole e i registi Andrea Brusa e Marco Scotuzzi con il film «Magic Alps» hanno vinto il concorso per la sezione cortometraggi. Durante il festival si sono tenute numerose presentazioni, workshop e briefing. Tra un film e l’altro, siamo riuscite a incontrare un prezioso ospite del Festival, il produttore romano Claudio Bucci.

Buongiorno, siamo corrispondenti della rivista italiana “Russia-Privet” che dà spazio ai progetti di scambio culturale tra Russia e Italia, nello specifico la nostra redazione racconta gli eventi che vengono promossi in tal senso nel sud della Russia. Prima di tutto la ringrazio per aver partecipato una seconda volta al Festival del cinema a Rostov sul Don, è sempre un piacere vedere un film italiano nella nostra città. L’anno scorso ha presentato con Fabio Fulco “Il crimine non va in pensione”, quest’anno invece rappresenta ben due film, uno dei quali “Stato di ebrezza” sono riuscita ad andare a vedere. Mi è piaciuto molto. Credo che trasmetta perfettamente l’atmosfera che si respira nella vita italiana, nei rapporti familiari e nei problemi attuali della società. Nonostante il gran numero di tragedie nella vita di tutti i personaggi, il film ha un finale positivo. La protagonista riesce a salvarsi dalla dipendenza dall’ alcol e riacquista la speranza.

Ritiene che il cinema italiano contemporaneo debba rappresentare i problemi della società e fornire delle ipotetiche soluzioni oppure dare allo spettatore degli spunti di riflessione?
Il cinema è emozione, quindi la prima cosa che deve trasmettere è questa. Poi noi abbiamo trovato come linea editoriale una fascia di cinema d’autore e di denuncia sociale e riteniamo che ci si debba concentrare su questa fetta di mercato anche se non è molto ricercata. Oggi gli spettatori vogliono vedere film in cui non si pensa e non si ragiona, ma noi vogliamo abituarli a qualcosa di diverso rispetto ai soliti prodotti leggeri e privi di approfondimento.

La protagonista del film “Stato d’ebrezza” fa la cabarettista. Nel nostro paese il mestiere dello stand-up comedian è piuttosto recente, ritiene che una professione come questa sia capace di influenzare e cambiare lo stato di coscienza delle persone?
Io penso che qualsiasi tipo di professione possa portare alla società un cambiamento. L’importante è farla con onestà intellettuale e questo vale anche per i comici. Quindi sono convinto che ci possa essere un risvolto non soltanto per la parte comica, ma anche per quella sociale e culturale impegnata. È l’offerta del cinema che deve cambiare. In Italia siamo abituati ad andare al cinema a vedere un film leggero, comprare i pop-corn e non approfondire nulla. Stiamo cercando dei modi per combattere questo atteggiamento.

L’Italia è diventata il punto di riferimento per il cinema di qualità e all’ultimo Festival di Venezia abbiamo fatto una conferenza stampa con Confindustria con lo scopo di non passare più al cinema i film d’autore, ma darli alle grandi catene alberghiere come il Marriott, o l’Hilton. L’obiettivo è quello di proiettare i film che hanno una notevole intensità culturale in ambienti più tranquilli come possono essere le sale cinema dei grandi alberghi. Il 26 ottobre faremo vedere il film “Tulips” del regista premio Oscar Mike Van Diem che abbiamo co- prodotto con Canada e Olanda, in uno dei migliori hotel di Roma, il The Chur предприниматель ch Palace. La pellicola, una storia italiana girata a Toronto, sta riscuotendo successo in tutto il mondo, in Canada, Olanda, Cina per citare alcuni paesi. In Italia, arriverà al pubblico per la prima volta in un albergo e non nelle sale cinematografiche proprio perché gli esercenti italiani non hanno il coraggio di capire che c’è una fetta di mercato che cerca film un po’ più impegnati.

Nella sua professione, e non solo, bisogna scontrarsi con numerose problematiche mentre si realizza un film. A suo avviso quali sono le difficoltà più grandi?
La difficoltà più grande è quella di rimanere ancorati al passato in un mondo del cinema che sta cambiando, anzi che è cambiato radialmente. Perché oggi ad esempio è possibile vedere un film dal telefono cellulare, quindi credere di fare i film alla vecchia maniera è anacronistico. Due anni e mezzo fa incontrai Peter Greenaway e mi chiese il motivo per cui facessi ancora i film in orizzontale. Secondo lui i film oggi devono essere girati in verticale, perché possano essere fruibili dai dispositivi portatili. Due settimane fa abbiamo organizzato a Roma il primo Festival del Cinema Verticale per cortometraggi. Sul sito verticalmovie.it si trovano tutti i dettagli, comunque sono pervenuti al concorso circa quattrocento corti verticali.

Per l’occasione abbiamo allestito in Piazza del Popolo dei maxi schermi mettendoli in posizione verticale. Adesso anche le televisioni cominciano ad essere prodotte con un sistema che permetta di poterle girare e negli Stati Uniti è già apparso il primo film con questa tecnica d’inquadratura. Inseguendo questa tendenza, stiamo producendo il primo film verticale d’Europa con Peter Greenaway e Michael Moore, quindi si può dire stiamo contribuendo a creare un pezzo di storia nuova. Saranno sette episodi e Peter Greenaway ha già terminato le riprese del suo. Sarà uno stand up for the democracy dove l’arte darà un grido d’allarme per la democrazia a livello mondiale. Non posso dire con certezza chi saranno tutte le persone coinvolte perché sono ancora in corso le trattative per gli altri contratti, ma di sicuro ci saranno Michael Moore, Peter Greenaway e Paul McCartney .

Perché ha scelto questa professione? Era esattamente ciò che sognava di fare?
No, io facevo politica ed ero Presidente della Commissione Cultura, Cinema e Spettacolo della Regione Lazio di Roma. Tutti venivano a chiedermi i soldi per realizzare progetti cinematografici, ma io pensavo che un film dovesse essere un’industria in cui attraverso il marketing (in effetti la mia prima esperienza era di marketing) si riuscisse a creare un film senza il sostegno di finanziamenti pubblici. Noi così abbiamo fatto e per dieci anni abbiamo realizzato pellicole senza finanziamenti pubblici portando in utile l’azienda.

Quale qualità personale utilizza per realizzare i suoi obiettivi?
La fantasia. Perché tutti nostri film hanno la capacità di mettere insieme una parte autoriale, trovando nuovi e bravi registri, e una parte di marketing garantendoci di stare sul mercato.

Il film che stiamo girando sarà il primo film europeo in verticale. Stiamo facendo un altro film con delle co-produzioni, probabilmente anche russe, sulla selfie-mania. In sostanza ogni nostro film lo pensiamo sia da un punto di vista commerciale, che dal punto di vista dell’impegno sociale, deve far pensare e ragionare la gente sul fatto che un film sia a tutti gli effetti un’opera d’arte.

Noi ci occupiamo di scambi culturali tra Russia e Italia, e lei è un brillante rappresentante della cultura italiana. Quindi vorrei sapere, quali saranno le prospettive future di queste relazioni?
Il cinema nel futuro avrà una grande opportunità.

In Italia è famoso il cinema russo?
Non è molto famoso. L’anno scorso ho incontrato Andrej Končalovskij, stava lavorando a un progetto su Michelangelo e mi coinvolse per la produzione. In Italia devo ammettere che il cinema russo non sia così ricercato, però i registi russi sono tenuti in grande considerazione da un punto di vista tecnico. Mi piacerebbe fare un film con dei registi russi, scegliendo attori competenti indipendentemente dalla nazionalità. Non come si usa adesso che si scelgono gli attori in base a quanto incassano i loro film al cinema. Ci sono tanti bravi attori che non sono conosciuti e non hanno nessuna possibilità di emergere a causa dello star system che taglia fuori tutti gli altri.

Questa è la seconda volta che viene in Russia, cosa le è piaciuto di più?
Vedo la Russia come un paese attento al cambiamento e con la volontà di dare spazio all’arte. Così è sempre stato in effetti, qui c’è una grande educazione dal punto di vista artistico. La trovo, però, un po’ indietro sotto il profilo “mercato” del cinema. Nell’edificio in cui stiamo parlando ora, ad esempio, ci sono tantissime sale nuove. Ho già parlato con il responsabile e penso sia il luogo adatto per allestire una mostra dedicata al cinema italiano. C’è un’attenzione al futuro che non è più solo Russia o Italia, ma è globale.

Ha assaggiato qualche specialità della cucina russa?
Certo, ieri ho provato la cucina georgiana. Diciamo che in cucina preferiamo quella italiana. Nel cinema va bene quello russo, ma la cucina deve essere italiana.

Le è venuta la voglia di visitare la Russia come turista?
L’anno prossimo spero di tornare non solo per il Festival, ma conto di fermarmi qualche giorno in più per visitarla come turista.

Vede le prospettive per un futuro sviluppo del turismo italiano in questa zona?
Secondo me, soprattutto in questo momento, c’è bisogno di mettere insieme cultura e arte. Il turismo in questo senso può essere assolutamente sviluppato.

Grazie mille per l’attenzione, è stata un’intervista molto interessante! Ci vediamo il prossimo anno a Rostov!!

Elios
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