Terrà cartello fino all’8 ottobre la mostra che il comune di Castelnuovo Magra ha voluto dedicare a Bruce Chatwin. Allestita nella torre del castello dei vescovi di Luni, l’esposizione di fotografie ed oggetti è visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 12,30 e dalle 17 alle 23; dal 5 settembre dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30.
Nato a Sheffield, Yorkshire, nel 1940, Chatwin frequentò il Marlborough College, nel Wiltshire. Nel 1958 iniziò a lavorare per la prestigiosa casa d’aste londinese Sotheby’s, ma all’età di ventisei anni abbandonò il suo incarico per iscriversi all’università di Edimburgo e interessarsi di archeologia. Viaggiò in Afghanistan, in compagnia di Peter Levi (1969), ed in Africa, dove sviluppò un forte interesse per i nomadi e studiò il loro distacco dalle proprietà personali. Nel 1973 fu assunto dal Sunday Times Magazine come consulente di arte e architettura. Il suo rapporto di lavoro con la rivista contribuì a sviluppare il suo talento narrativo e gli permise di compiere altri viaggi, dandogli la possibilità di scrivere degli immigrati algerini e della Grande muraglia cinese, di intervistare personaggi come André Malraux in Francia e Nadežda Mandel’štam nell’Unione Sovietica.
Chatwin incontrò, poi, l’architetto novantatreenne Eileen Gray. Nello studio parigino della celebre professionista, egli ebbe modo di notare una mappa della Patagonia dipinta a mano. “Ho sempre desiderato andarci” le disse Bruce. “Anche io” rispose lei. “Ci vada, al posto mio”. Lui partì quasi immediatamente per il Sud America e appena arrivato a destinazione ne diede l’annuncio, assieme alle proprie dimissioni, al giornale, con un telegramma: “Sono andato in Patagonia”.
Passò sei mesi in Patagonia e il risultato di questa esperienza fu il libro, presto divenuto di culto, In Patagonia (1977), che consacrò la sua fama di scrittore di viaggi. Con grande sorpresa di molti tra i suoi amici, all’età di venticinque anni Chatwin sposò Elizabeth Chanler, conosciuta da Sotheby’s. Non ebbero figli e, dopo quindici anni di matrimonio, lei chiese la separazione, vendendo la fattoria in cui aveva abitato con il suo viaggiatore nel Gloucestershire. Poco prima della prematura morte di Bruce, la coppia giunse a una riconciliazione.
Verso la fine degli anni Ottanta Chatwin si ammalò di AIDS. Tenne nascosta la sua malattia, facendo credere che i sintomi fossero provocati da un’infezione causata da un fungo della pelle o dal morso di un pipistrello cinese. Non rispose positivamente alla terapia con l’AZT, così lui e la moglie andarono a vivere nel Sud della Francia, dove Bruce trascorse gli ultimi mesi della sua vita su una sedia a rotelle. Morì a Nizza nel 1989, all’età di 48 anni.
Questa vita da romanzo e l’ossessione del viaggio vengono ripercorse fedelmente nel palazzo dei vescovi di Castelnuovo Magra. Foto e pannelli rivelano al visitatore perché Chatwin fosse “drogato” di irrequietezza, perché come un uccello migratore avesse bisogno del nomadismo. Le risposte si ottengono salendo ripide scale in legno. Dopo il sesto piano, la terrazza della torre premia, con un panorama mozzafiato, gli amanti del grande vagabondo. Le immagini rispecchiano le varie incarnazioni di Chatwin: archeologo, giornalista, esploratore, narratore. Arrivato tardi alla scrittura, Chatwin ne fece un prolungamento di sé: “la scrittura è la pittura della voce, più le assomiglia meglio è”, si legge sul pavimento di una stanza che ospita la rassegna. E non manca lo zaino in pelle, confezionato su misura dal sellaio di Cirencester, che Bruce non abbandonava mai.
Da non perdere, dunque, questa mostra raffinatissima che esprime a meraviglia l’essenza di una rara personalità.