Chernobyl, il viaggio di Leonardo

Il 25 agosto Leonardo Santambrogio arriva a Chernobyl, uno dei luoghi più misteriori del mondo.                     Davvero coraggioso questo ragazzo appena ventenne con una grande  passione per la scienza.  Leonardo è nato in una famiglia di artigiani lombardi: il nonno Pasquale  ha tramandato il difficile  lavoro del forgiatore a Riccardo. Leonardo sin da piccolo ha conosciuto il lavoro e l’importanza della tecnica. Nell’officina osservava con curiosità le grandi macchine e  si è appassionato di scienza. Ha studiato con grande interesse la vicenda di Chernobyl e ha deciso il viaggio.

Ascoltiamo cosa racconta Leonardo di questo viaggio per molti davvero improponibile.

Perché sei andato a Chernobyl?

Ho deciso di affrontare un viaggio di questo tipo per vari motivi. Partendo dal presupposto che sono una persona molto curiosa e intraprendente, sono andato a Chernobyl per trovare risposte a domande che mi sono posto fin da piccolo. A circa dieci anni vidi un video su interent su ciò che accadde lì che mi impressionò talmente tanto, da non farmi dormire la notte per le due settimane successive. Con il tempo questa paura si è trasformata in puro interesse, tanto da portarmi a visitare quel posto.

Cosa ti aspettavi di trovare e cosa hai trovato?

Ciò che ho trovarto. Visito molti posti abbandonati e si assomigliano un po’ tutti. È facile trovare desolazione, tristezza e ti rendi conto di quanto poco tempo ci voglia per far invecchiare una cosa che non viene più curata. Mi ha colpito molto il fatto di non aver trovato solo una cascina abbandonata o qualche rudere, ma una città intera. Una città a cui non mancava nulla, definita dalle guide molto felice e ricca. Piscine, supermercati, cinema, teatro, albergo, casinò, caffetteria; tutto abbandonato nel giro di tre giorni. Ovviamente la vegetazione ha invaso tutte le strutture e  i fabbricati, ormai sono passati 32 anni dall’incidente. Sono presenti anche grandi quantità di animali selvatici che sono stati abbandonati nei giorni successivi al disastro.

Come ti è venuta l’idea di questo viaggio?

Inizialmente ho iniziato a seguire su Instagram il profilo dell’agenzia che organizza questo tipo di tour per pura curiosità, anche se in realtà non avevo mai preso in considerazione l’idea di andarci. Una mattina, preso dalla noia, ho deciso di approfondire la questione informandomi maggiormente: da lì, scoprendo che la città di Chernobyl è attualmente abitata, ho deciso di afforntare questo viaggio tramite questa agenzia. 

Quale è stata la prima sensazione?

Appena sceso dall’autobus che ci avrebbe accompagnati per tutto il giorno durante la visita, ho pensato: “Beh, nulla di nuovo… Anche fuori Milano ho trovato strutture del genere”. Ho pensato questo fino a che non ho visto tutta la città abbandonata: è stata sicuramente la cosa che più mi ha colpito. Entrare in una infermeria e trovare le cartelle cliniche dei pazienti, i medicinali e i vestiti oppure entrare in casa e trovare libri e quaderni di bambini che frequentavano le scuole. Dopo aver visto la quotidianità abbandoanta al tempo, il mio pensiero è cambiato in “Certo che abbandonare tutto nel giro di tre giorni deve essere devastante… Cosa ti rimane di ciò che fino a qualche manciata di ore prima eri?”.

Ci torneresti?

Assolutamente sì. Ho intenzione di tornarci e di alloggiare a Chernobyl per tre giorni facendo la visita guidata all’interno del reattore numero 2 (quello incidentato è il 4) dato che ho visto che è possibile, Sarebbe uun sogno che diventa realtà.

Lo consiglieresti?

Assolutamente sì, lo consiglio assolutamente. È un viaggio che fa crescere molto psicologicamente e ci fa apprezzare ancora di più ciò che abbiamo soprattutto perché fino ad ora non siamo stati coinvolti in un incidente del genere.

Elios
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