“Dido + Zoe. Questo è il problema” avrebbe, più o meno, commentato Shakespeare. Invece il loro progetto, Didddo – Touch me!, quello del fotografo Dido Fontana e dell’artista Zoe Lacchei, è un tutt’uno e non prevede separazione, alternativa, lacerazione. In scena alla Galleria Boccanegra di Trento fino al 30 aprile, la mostra presenta nuove opere dove fotografia e scultura si incontrano fondendosi in un mix di materiali.
Dal marmo alla moquette, le immagini si arricchiscono di una nuova texture – ovviamente – provocatoria. Pensiero e immagine, anima e corpo, grafica e fotografia alla ricerca della dimensione animale perduta.
Di loro, Dido e Zoe, e dello spettatore. Memoria, tentativo, sconfitta. Una mostra, Didddo – Touch me!, dal titolo che suona come imperativo categorico, supplica, invito, che si fa viaggio oltre l’estetica. Simboli e pittogrammi evocano stati di coscienza mentre memorie e desiderio sorprendono lo spettatore costretto al confronto con il brodo primordiale. Un lavoro a quattro mani dove i neo Shunga inediti di Zoe Lacchei – ispirati liberamente alle stampe erotiche giapponesi – sono un ritorno alle sue origini. Allontanatasi dalla corrente pop-surrealista, Zoe si concentra maggiormente sul simbolico per sposare la fotografia di Dido Fontana. Il risultato è una sequenza di lussuriose scene, di lavori fotografici e grafici con arditi incastri che nascono da Dido + Zoe e che si muovono tra tradizione e futuro. “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. Manzoni docet.