Il ritorno di Eric Fisher

Nella Seconda guerra mondiale l’URSS ha perso 27 milioni di cittadini. Quattro milioni di loro morirono prigionieri nei campi di concentramento nazisti. I ragazzi nati nel 1923 avevano 18 anni all’epoca e furono chiamati alle armi.

Tornarono a casa solo il 3%! Mio padre era un soldato, combatteva in 3′ fronte Bielorusso, fu gravemente ferito nelle vicinanze di Kenigsberg. Tornò a casa senza alcune costole (furono frantumate dal missile) e con i pezzi d’acciaio (dello stesso missile) nelle gambe. A noi bambini raccontava di rado quello che accadeva all’epoca, ma non ho mai percepito nei suoi racconti l’odio verso i fascisti.

Erano nemici e li ammazzava nelle oneste battaglie, ma l’odio non s’insediò come un brutto peso nel cuore del vecchio soldato. Alcuni anni dopo la sua morte incontrai uno di quei soldati dell’esercito fascista che arrivò nella nostra terra. Si chiamava Eric Fisher, partecipava al seminario dedicato alle relazioni russo-tedesche, organizzato dal Fondo Ebert a Celjabinsk. Avendo saputo che 65 anni fa era un prigioniero di guerra a Kopejsk-una piccola città dei minatori vicino a Celjabinsk-ce l’ho fatta a convincerlo di raccontare.
– Fui mandato al Fronte orientale alla fine della guerra, avevo 16 anni, presto finì prigioniero. Il treno che ci portava a Ural attraversava le città e i paesi russi rasati al suolo. Davanti ai nostri occhi passavano i campi vuoti e abbandonati e la folla delle donne provate con i bambini affamati. Capitai nel campo nella cittadina dei minatori a Kopejsk. Nel campo mi ammalai e mi ricoverarono.  Nel letto vicino al mio c’era un altro combattente di 16 anni, uno di Hitler-jugend e piangeva disperato. Mi convinceva che ci avrebbero sicuramente ammazzati, che non ci saremmo mai potuti tornare a casa. ”Hai visto come abbiamo ridotto il loro paese! Non ci possono lasciare vivi!”

Non potevo confortarlo più di tanto, perché ero d’accordo con lui e mi preparavo alla morte, salutando mentalmente a chi non avrei più rivisto e abbracciato. Sapevo che ce la siamo meritati la morte. Una volta nella nostra stanza entrò un gruppo di persone, stavo impazzendo per la paura, una donna-medico-si chinò sopra il mio letto e mi guardò negli occhi, poi le sue parole tuonarono nell’aria-Questo ragazzo va a casa, preparate i documenti di rilascio!
Non credendo ancora nel miracolo di essere salvo, mi vestii, il cuore batteva all’impazzata, barcollavo per la debolezza, ma non vedevo l’ora di uscire fuori. A casa! Respirai il profumo della strada-sapeva di agosto-quando l’aria è piena del profumo di meli nei giardini. Mi appoggiai al muro per tirare il sospiro. Vicino a me passava una donna, mi guardò attentamente e all’improvviso mi diede una mela! Addentai la morbidezza della mela e piangevo. Misi i semi della mela vicino all’ospedale e mi feci due giuramenti. Uno consisteva in una promessa che non appena sarei tornato a casa, avrei dedicato il resto della mia vita a fare la guerra alle guerre. Ho mantenuto la promessa scrivendo alcuni libri dove descrivevo onestamente l’accaduto. L’altro giuramento era la promessa di tornare in Russia, verso i vostri boschi infiniti di betulle, ed eccomi qui.
-Signor Fisher, anche il mio padre combatteva in quella guerra e fu gravemente ferito dal missile fascista, ma oggi, ascoltandola, non provo l’odio nei suoi confronti. Ha fatto bene a tornare a vedere i nostri boschi infiniti!

Son passati parecchi anni da quell’incontro e oggi penso-come mai i russi,avendo perso più di 26 milioni nella guerra contro il fascismo, non si son trasformati in un paese che vive di odio? Come han fatto a riaprire i loro cuori verso l’amore e la felicità? La risposta è semplice: nel cuore russo l’odio vive sino all’ora della vittoria. Dopo prende parte la misericordia. Diamo di nuovo la chance a cio’ che rimane umano ed è uno dei segreti della forza della Russia.

Galima Galiullina

Nella Seconda guerra mondiale l’URSS ha perso 27 milioni di cittadini, 19 milioni di loro erano civili. 4 milioni di loro morirono prigionieri nei campi di concentramento nazisti. Questo è il prezzo della Vittoria dell’URSS in quella guerra. A Milano, come in altri 115 paesi passarono le colonne del Reggimento Immortale. I russi con i ritratti dei loro cari che combattevano nella Seconda guerra mondiale passano nelle vie della città, ciò sta a significare l’unione nella memoria del popolo-vincitore in quella guerra più spaventosa nella storia dell’umanità. Per i russi è molto importante mantenere viva la memoria storica, in quanto hanno luogo parecchi tentativi da parte degli ex nemici della Russia di cancellare questa memoria. Traduzione: Ioulia Liakh Makarova.

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