Un saggio particolarmente interessante su Eugenio Montale.
Riceviamo dal poeta Angelo Tonelli un saggio particolarmente interessante su Eugenio Montale. Un testo complesso e raffinato che proponiamo al lettore in una serie di capitoli al fine di rendere più agevole la lettura. Ringraziamo Angelo Tonelli per questo contributo davvero speciale.
Angelo Tonelli. Nel primo Montale la rappresentazione del paesaggio è connotata da una intensa liricità e musicalità di chiara matrice orfica, dove per orfismo si intenda la pratica di una parola iniziatrice all’incanto misterioso che manifesta la nascosta scaturigine unitaria della Natura visibile, e che pur nel suo anelito a dire l’Assoluto, anche lo preserva in quanto indicibile esperienza mistica.
Di questo Orfismo originario all’Orfismo inteso come categoria letteraria resta la concezione dell’arte poetica come catabasi animica e incanto, quasi sempre associato a un senso di unione con il Tutto, e una estrema musicalità della parola, che la sospinge verso territori espressivi ad alta densità evocativa, che può rasentare l’indicibile.
Alla luce di questa riscoperta di un Montale orfico – obliterato in toto dalla critica, come per altro ha obliterato gli aspetti iniziatici della poetica di Eliot, solo per fare un esempio per la poesia anglosassone – è possibile rileggere tutta la sua opera come un gioco di contrasti tra esperienza orfica della natura e controrfismo letterario, del tutto funzionale alla cultura e all’ideologia controiniziatica dell’Italia del dopoguerra e di oggi.
L’Orfismo in Eugenio Montale di Angelo Tonelli.
A proposito di Ossi di seppia (1920-1927), Giorgio Zampa, curatore di Tutte le poesie di Montale per i “Grandi classici tascabili” di Mondadori scrive1:
Nell’insieme il ciclo, nonostante il titolo, non conferma l’impressione di ‘pietrosità’ che avvertì e descrisse Alfredo Gargiulo, considerata a lungo carattere preminente del primo Montale. Durezza, aridità, secchezza, non sono contrassegni specifici del libro.
L’essenza di Ossi di seppia è espressa piuttosto da atmosfere di una luminosità traslucida, da accalmie abbacinanti che inducono a uno stupore inerte e presago. Dell’età dell’oro, corrispondente forse alle origini, si può avere un presentimento nella smemoratezza dell’ora meridiana, nella grande pace. E’ l’istante della sospensione, dell’abbandono, se si vuole dell’abdicazione ma anche della divinazione, per fuggevole che sia. In tali istanti meno avvertibili si fanno <il male di vivere>, <il vento che nel cuore soffia>, <il morso secreto>, <la pena invisibile>. In un’atonia che non lascia sentire l’accidia come peccato, in ore arcanamente segnate, la natura concede una remissione, una tregua.
L’elemento equoreo è rappresentato nelle sue particolarità specifiche.
E ancora Angelo Tonelli, molto probabilmente riferendosi alla sezione Mediterraneo 2:
L’elemento equoreo è rappresentato nelle sue particolarità specifiche, nei suoi tratti localmente riconoscibili, mentre le parole ad esso rivolte riguardano il suo carattere cosmico, di elemento primigenio.
Qui c’è molto di orfico.
Il primo Montale viene liberato dal fantasma eliotiano di secchezza-sterilità-aridità-desolazione della Waste Land interpretata surrettiziamente in chiave depressiva e ‘umana troppo umana’ da quasi tutta la critica del Novecento3: e questo è già un passo avanti.
Ma si può andare oltre: il panismo di D’Annunzio – Autore nei confronti del quale Montale ha contratto debiti ampiamente segnalati da spie lessicali, sintagmatiche, sintattiche, prosodiche ben messe in evidenza di recente da Antonio Zollino4 – viene declinato in chiave di un orfismo malinconico e intermittente, su cui incombe il fantasma del Nulla, in contrasto con l’incanto naturale.
Vale la pena aggiungere che il titolo Movimenti, assegnato alla prima sezione, rinvia al carattere musicale, e dunque orfico, della poesia montaliana di questo periodo, così come quello di alcuni componimenti: Corno inglese, Quasi una fantasia, Falsetto, Minstrels (in prima edizione Musica sognata).
Prima di percorrere alcuni testi di Ossi di seppia sulle tracce di un orfismo montaliano molto originalmente giocato in controcanto con un altrettanto intenso atteggiamento antiorfico – antinomia di sentire e di segni su cui a nostro avviso si fonda l’intera ossatura dell’opera in esame – è opportuno definire che cosa si intenda con questa categoria spirituale, estetica e letteraria.
L’Orfismo originario, di cui mi ritengo interprete a livello poetico, è ben incarnato dall’Orfeo del mito.
L’Orfismo originario, di cui mi ritengo interprete a livello poetico, è ben incarnato dall’Orfeo del mito: Egli è il cantore capace di ammaliare persino le pietre con l’incanto della parola poetica e musicale; la sua è ‘poíesis’ nel senso di ‘azione, in quanto la poesia agisce sul mondo, trasformandolo mediante anamorfosi; ed è colui che mediante il canto si apre la via verso gli Inferi, per riportare in vita la propria amata – forse simbolo dell’anima che, per dirla con Eraclito, <annusa giù verso l’Ade> 5 – ma fallisce in questo intento per eccesso di emozionalità e passionalità, che lo spingono a trasgredire il divieto, impartito dagli dei, di voltarsi a guardarla prima di essere giunto alla luce, vale a dire prima di avere compiuto fino in fondo il tragitto nelle tenebre: il poeta è colui che, come lo sciamano, intrattiene per conto della comunità il rapporto con l’’invisibile’ (‘a- id’) mondo dei morti, come ben testimonia Dante Alighieri con la ‘katábasis’ e ‘anábasis’ sciamanico-letteraria della Divina Commedia.
A sua volta Orfeo era in contatto con i Misteri Eleusini.
A sua volta Orfeo era in contatto con i Misteri Eleusini, come ha ampiamente dimostrato Giorgio Colli, ed è orfico il simbolismo dello specchio di conoscenza che viene associato a Dioniso, che è anche dio dell’ebbrezza, nel papiro del Rituale dei Misteri6. Alla luce di tutto questo, la parola orfica è parola iniziatrice all’incanto misterioso che manifesta la nascosta scaturigine unitaria della Natura visibile, e che pur nel suo anelito a dire l’Assoluto, anche lo preserva in quanto indicibile esperienza mistico-misterica.
Di questo Orfismo originario all’Orfismo inteso come categoria letteraria resta sicuramente la concezione dell’arte poetica come catabasi animica e incanto, quasi sempre associato a un senso di unione con il Tutto, e una estrema musicalità della parola, che la sospinge verso territori espressivi ad alta densità evocativa, che può rasentare l’indicibile.
Ne è esempio perfetto la poesia-emblema della raccolta, I limoni:
…Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità. …
(I limoni, vv. 22-29)
…Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra che si allontana
qualche disturbata Divinità. …
(ibidem, vv. 34-36)
Qui è la ‘musica del silenzio’ a farsi luogo del ‘mistero’ che dischiude a un possibile verità.
Angelo Tonelli. Qui è la ‘musica del silenzio’ a farsi luogo del ‘mistero’ che dischiude a un possibile verità, ed è il silenzio a evocare gli dei dell’incanto naturale. Ma subito emerge, quasi a proteggere dallo ‘horror plenitudinis’ tipico dell’ intellettuale italiano, il Montale disincantato e antiorfico, e questo avviene all’insegna del rumore e del grigiore dell’universo metropolitano, dove l’azzurro stenta a mostrarsi, o è rara epifania:
…Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. …
(ibidem, vv. 37-39)
1 Eugenio Montale, Tutte le poesie, Milano, Mondadori 1999 (13), p. XXVI.
2 Ibidem, XXVII.
3 Per una lettura in chiave rituale-iniziatica di The Waste Land e Four Quartets di Eliot, cfr. Angelo Tonelli (a cura di), T. S. Eliot, The WasteLand; Four Quartets, Milano, Feltrinelli 1995.
4 Antonio Zollino, I paradisi ambigui. Saggi su musica e tradizione nell’opera di Montale, Piombino, Edizioni Il Foglio, 2008.
5 eraclito 22B 98 DK
6 “un solo Dioniso, contrassegni
….dio nel grembo
…..ho bevuto fredda …asino pastore di armenti
…..formula: sopra sotto ..
…..e ciò che ti fu concesso profondere
…..gettare nel paniere
…..pigna trottola dadi
…..oppure specchio”
Rituale dei misteri, F 31K Papyri fragmentum, saec. III a. Chr. n.
qualche disturbata Divinità. …
(ibidem, vv. 34-36)
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