L’Orfismo in Eugenio Montale di Angelo Tonelli. Seconda parte.
…Qui è la ‘musica del silenzio’ a farsi luogo del ‘mistero’ che dischiude a un possibile verità, ed è il silenzio a evocare gli dei dell’incanto naturale. Ma subito emerge, quasi a proteggere dallo ‘horror plenitudinis’ tipico dell’ intellettuale italiano, il Montale disincantato e antiorfico, e questo avviene all’insegna del rumore e del grigiore dell’universo metropolitano, dove l’azzurro stenta a mostrarsi, o è rara epifania:
…Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. …
(ibidem, vv. 37-39)
Ma ancora Montale muove contro Montale, in una dialettica tra ‘orfico’ e ‘antiorfico.
Angelo Tonelli. Ma ancora Montale muove contro Montale, in una dialettica tra ‘orfico’ e ‘antiorfico’ così funzionale agli umani dell’epoca moderna, inclini al pensiero antimistico e controiniziatico, che fa dell’incanto, che per lo sguardo del dio e del mistico è forma costante di percezione del mondo, uno sprazzo o un’eccezione nel tessuto ordinario della vita. La dimensione orfica beatitudinaria, così intensa nella prima parte, e altrettanto intensamente negata nella seconda, viene recuperata come lacerto in explicit e in extremis, come luce oltre la porta, consegnata al privato dei giardini, ma in ogni caso trasformata, orficamente, in canto-musica:
…Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità. …
(ibidem, vv. 43-49)
Anche in incipit l’evocazione dell’’Uno-Tutto’ era affidata a una rapida, folgorante, antitesi tra l’apparenza materiale del suono e la sua valenza simbolica:
…Il frullo che tu senti non è un volo
ma il commuoversi dell’eterno grembo;…
(In limine, vv. 6-7 )
In Corno inglese la dimensione mistica viene evocata attraverso una climax di suono-luce.
Angelo Tonelli. In Corno inglese la dimensione mistica viene evocata attraverso una climax di suono-luce ascendente e sinestesica che vertigina alle soglie di un reame paradisiaco colto alla cuspide di un tragitto ascensionale:
Il vento che stasera suona attento
– ricorda un forte scotere di lame –
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l’orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D’alti Eldoradi
mal chiuse porte!) …
(Corno inglese, vv. 1-9)
In Falsetto il tragitto è invece anticlimatico.
Angelo Tonelli. In Falsetto il tragitto è invece anticlimatico: Montale muove dall’incanto che trasfigura la bellezza femminile in una luce accecante di sole e sale e perla che riceve l’abbraccio indiante del divino amico:
…Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra. …
(Falsetto, vv. 23-25 )
…il tuo profilo s’incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti al sommo del tremulo asse,
poi ridi e come spiccata da un vento
t’abbatti tra le braccia
del tuo divino amico che t’ afferra. …
(ibidem, vv. 44-49)
Ma per contrasto, in ossequio all’antitesi che è figura retorica chiave della raccolta.
Angelo Tonelli. Ma per contrasto, in ossequio all’antitesi che è figura retorica chiave della raccolta, Esterina viene percepita da occhi incapaci di cogliere misticamente questa unione tra individuo e natura, umano e divino, perché, dichiaratamente, troppo terrestri.
…Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.
(ibidem, vv. 50-51)
Angelo Tonelli. In Minstrels il disincanto è affidato allo stridore di una musica estiva soffocata e implosiva, suonata da musici antiorficissimi, grotteschi e caricaturali:
Ritornello, rimbalzi
Tra le vetrate d’afa dell’estate.
Acre groppo di note soffocate,
riso che non esplode
ma trapunge le ore vuote
e lo suonano tre avanzi di baccanale
vestiti di ritagli di giornali,
con istrumenti mai veduti,
simili a strani imbuti
che si gonfiano a volte e poi s’afflosciano. …
(Minstrels, vv. 1-10)
L’incanto barbaglia soltanto in quella lacrimosa e improbabile anamorfosi giallina del mondo sogguardato:
…Musica senza rumore
che nasce dalle strade,
s’innalza a stento e ricade,
e si colora di tinte
ora scarlatte ora biade,
e inumidisce gli occhi, così che il mondo
si vede come socchiudendo gli occhi
nuotar nel biondo. …
(ibidem, vv. 17-24)
Con Sarcofaghi il Montale contemplatore ci conduce, a tratti, in luoghi in cui antileopardianamente la natura.
Angelo Tonelli. Con Sarcofaghi il Montale contemplatore ci conduce, a tratti, in luoghi in cui antileopardianamente la natura <madre non matrigna> atteggia le sue creature felici <in levità di forme>, in una orficissima sospensione aionica del tempo:
…Il sole che va in alto
le intraviste pendici
non han tinte: nel blando
minuto la natura fulminata
atteggia le felici
sue creature, madre non matrigna,
in levità di forme.
Mondo che dorme o mondo che si gloria
d’immutata esistenza, chi può dire?…
(Sarcofaghi, vv. 8-17)
Nella rarefazione spaziotemporale dell’attesa si cala la magia naturale del sacro e della luce liminale:
Ora sia il tuo passo
più cauto: a un tiro di sasso
di qui ti si prepara
una più rara scena.
La porta corrosa d’un tempietto
rinchiusa per sempre.
Una grande luce è diffusa
sull’erbosa soglia. …
(ibidem (2), vv. 1-8)
C’è spazio anche per una sorta di orfismo icastico e un po’ posticcio, disneyano:
…un nulla, un girasole che si schiude
e intorno una danza di conigli…
(ibidem (4), vv. 21-22)
Ben più perentorio è il simbolismo eliaco della possibilità orfica di plenitudine della parola.
Ben più perentorio è il simbolismo eliaco della possibilità orfica di plenitudine della parola, evocata nel momento stesso in cui viene negata, in incipit della sezione che dà titolo al libro:
…risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato. …
(Non chiederci la parola, vv. 3-4)
Angelo Tonelli. Con maggiore prestanza il fiore di luce compare in explicit di Portami il girasole che io lo trapianti, e la sua epifania è preparata da una sequenza di dilatazioni e sconfinamenti chiaroscurali, sfumature di colori che si fanno musica (Orfeo!) con procedimento inverso rispetto a Vocali di Rimbaud, che a sua volta conduce ai confini del mondo vivo e visibile, alla soglia dell’’Assoluto’, all’ ‘essenza della vita’che vapora:
…Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce. …
(Portami il girasole che io lo trapianti, vv. 5-12)
E’ una condizione liminale e interstiziale di estenuazioni e rimandi.
E’ una condizione liminale e interstiziale di estenuazioni e rimandi in cui ogni cosa sconfina nell’altra e un fuoco pieno di cenere brucia l’illusione (ma anche palindromicamente viceversa, per la positio communis della parola ‘illusione’), consegnando all’evocata floreale certezza della luce:
…Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi. …
(Non rifugiarti nell’ombra, vv. 9-12)
…Come quella chiostra di rupi
che sembra sfilacciarsi
in ragnatele di nubi;
tali i nostri animi arsi
in cui l’illusione brucia
un fuoco pieno di cenere
si perdono nel sereno
di una certezza: la luce.
(ibidem, vv. 17-24)
segue