La quattordicesima edizione del Festival della Mente, il primo festival europeo dedicato alla creatività, si è aperta questo pomeriggio a Sarzana, in provincia della Spezia. Promosso dalla Fondazione Carispezia e dal Comune di Sarzana, la rassegna è in programma fino al 3 settembre, con incontri, spettacoli, momenti di approfondimento, oltre 60 relatori italiani ed internazionali, che trasformano la cittadina ligure in una fucina di idee.
Quest’anno filosofi, scrittori, artisti si confrontano sul tema della rete, declinato in vari modi, dal web alla rete intesa come insieme di relazioni umane, fino all’esplorazione della rete nella biologia e nella matematica.
La lezione inaugurale, dal titolo “Le reti che fanno bene alla scienza”, è stata tenuta dalla scienziata Elena Cattaneo, esperta di cellule staminali, a capo del team che fa ricerca sulla malattia di Huntington. Si tratta di una patologia genetica rara, scoperta in Venezuela, nel villaggio di San Francisco, sul lago Maracaibo, dove gli abitanti hanno un’incidenza particolarmente elevata di Huntington.
Questo problema oggi interessa circa un milione di persone. È una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale, causata dalla mutazione di un singolo gene, che uccide i neuroni nelle aree cerebrali che controllano il movimento e le funzioni cognitive superiori. Il primo ad individuarla è stato Americo Negrette, medico venezuelano, che nel 1972 ha studiato i “sanviteri”, così sono chiamati impropriamente i malati di Huntington, perché affetti da “ballo di San Vito”. L’andatura instabile e i movimenti incontrollabili dei pazienti ricordano, infatti, una danza. Ma nel tempo questa danza rallenta, si attenua progressivamente, fino a quando il corpo non diventa immobile.
Qualche anno dopo, nel 1979, la genetista americana Nancy Wexler, figlia di un paziente di Huntington, ha guidato in Venezuela un gruppo di ricerca, formato da studiosi del MIT di Boston. I campioni raccolti dal suo team sono stati fondamentali per scoprire il gene che causa la malattia.
Anche Elena Cattaneo, come direttore del Laboratorio cellule staminali dell’Università di Milano, da anni è impegnata nella ricerca su questo disturbo. “Nei Paesi più poveri – ha spiegato Cattaneo al Festival della Mente – chi soffre della còrea di Huntingon è relegato ai margini della società”. Proprio l’emarginazione ha fatto sì che in Sudamerica i malati si sposassero fra loro, determinando la formazione di “epicentri” di Huntington. Un esempio è il villaggio colombiano El Dificil, dove il 75% degli abitanti ha ereditato il gene malato.
Durante l’evento, la scienziata ha raccontato di come una sua idea sia diventata un’iniziativa mondiale, di come abbia preso corpo la storica udienza nel maggio scorso in Vaticano, quando Papa Francesco ha incontrato la comunità mondiale Huntington allo scopo di accendere i riflettori su questo morbo ancora poco conosciuto e di provare a eliminare lo stigma che spesso la accompagna. È stato il primo raduno mondiale dei malati di corea di Huntington, organizzato nel corso della campagna internazionale “HDdennomore” (mai più nascosti). “La scommessa – ha concluso commossa la ricercatrice – è riuscire a trasformare le cellule staminali nei neuroni che vengono colpiti dalla malattia, attraverso l’editing genomico”. Un obiettivo che solo la scienza che fa rete, che lavora con determinazione e passione, potrà forse raggiungere in futuro.