Come Google ha cambiato la nostra vita? Se ne parla a Bookcity

Google compie vent’anni. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo ha trasformato le nostre vite. Il cambiamento non sta avvenendo soltanto in termini tecnologici – Google offre servizi e dispositivi – ma anche attraverso la modifica delle nostre abitudini, del modo in cui ci approcciamo all’informazione, all’arte, alla geografia. È davvero uno strumento che semplifica la quotidianità? Che cosa ci chiede in cambio? Il controllo sulle nostre scelte, sui nostri gusti, sulle nostre ricerche? Prova a rispondere a queste domande il nuovo libro di Vincenza Del Marco e Isabella Pezzini, presentato a Bookcity, il festival dedicato alla lettura, che si concluderà domani a Milano.

Il volume, dal titolo Nella rete di Google, edito da Franco Angeli, raccoglie anche le riflessioni della semiologa Giulia Ceriani e dello studioso dei media Ruggero Eugeni.

Il libro si apre con l’analisi di Del Marco, docente di Semiologia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, che spiega il funzionamento del motore di ricerca e le sue evoluzioni. Nei capitoli successivi si affrontano temi di stretta attualità, come il legame tra la Rete e la politica, la “memoria” di Google, per arrivare ai Big data, ovvero i grandi archivi di informazioni che gli utenti producono ogni giorno, mentre navigano su Internet. 

“I sistemi di personalizzazione della ricerca – ha affermato Del Marco durante la presentazione – da un lato permettono di ottenere risultati tagliati su misura, dall’altro ci precludono alcuni aspetti, che restano nell’ombra”. Particolarmente appropriata si rivela l’espressione deep web, che indica quella mole di contenuti quasi irraggiungibili tramite Google. I software Tor, invece, rendono l’attività dell’utente più difficile da tracciare, con la finalità di proteggere la privacy.

Recente è la nascita di Google Home che, secondo gli esperti, favorisce il dialogo tra fruitore e motore di ricerca: dispositivi come il sistema di riconoscimento vocale consentono una relazione dialogica tra un “io” ed un “tu” immediata. L’universo digitale, insomma, è sempre più friendly.

Se in origine Internet era di pochi “addetti ai lavori”, di un gruppo isolato di ingegneri e ricercatori, legato strettamente all’ambito universitario, oggi tutti possono accedervi, senza possedere particolari competenze informatiche.

“Le trasformazioni sono sempre silenziose – ha evidenziato Ceriani – e Google ne è un esempio. Quell’universo che sarebbe dovuto essere uno strumento dell’utente, è diventato anche un sistema di business, di vendita di dati alle grandi aziende, di customizzazione, come si dice nel Marketing. Questo è un dato di fatto. Penso che tra cinquant’anni saremo perfettamente e docilmente inghiottiti da questo sistema, pur con consapevolezza. Non ci porremo più il problema, ma discuteremo di altro”.

Il volume si conclude con il saggio di Patrizia Violi su identità e memoria. Cosa accade all’umanità con la pervasività della Rete? Che cosa ne sarà di tutto questo conversare dipenderà, secondo l’esperta, da quanto terreno comune continuerà a fornire la Rete stessa. “Il vero rischio che corriamo nelle nostre vite, solo in apparenza connesse, è che un silenzioso motore ci disconnette sempre di più, restituendoci un’immagine del mondo che ci somiglia, ma che non riesce nemmeno ad includere la diversità del nostro vicino di casa”.

Elios
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