Ancora poche settimane per poter visitare “Kandinskij. Il cavaliere errante”, la mostra dedicata all’artista russo, che resta a Milano presso il MUDEC – Museo delle Culture fino al 9 luglio. Un percorso formato da 49 opere, alcune delle quali provengono dai più importanti musei russi georgiani e armeni, come l’Ermitage di San Pietroburgo e il Georgian National Museum.
Curata da Silvia Burini e Ada Masoero, l’esposizione, che cade nell’anno del centenario della Rivoluzione russa e a ridosso delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita di Kandinskij, permette di scoprire l’immaginario visivo dell’artista, profondamente ancorato alla tradizione russa.
Figlio di un ricco commerciante di tè, il pittore scopre il disegno grazie alla zia Elisabeth, dalla quale riceve i primi insegnamenti. Dopo la laurea in Legge a Mosca nel 1892, Kandinskij si trasferisce a Monaco di Baviera, una delle capitali dell’Art Nouveau, per studiare all’Akademie der Bildenden Künste. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’artista è costretto a tornare a Mosca, dove insegna per diversi anni in accademie d’arte rivoluzionarie. Nel 1922, tornato in Germania, Kandinskij è uno degli insegnanti della prima scuola di design: il Bauhaus. Lì ritrova vecchi amici, come Paul Kleee e Alexej Jawlensky, con i quali dà vita al cenacolo dei “Quattro azzurri”.
Kandinskij è anche autore del saggio più importante sull’astrattismo: “Il punto e la linea in funzione della superficie” descrive la teoria dei rapporti fra la pittura e la musica, interpretando i colori come un “coro” da fissare sulla tela, paragonando le regole a cui si attengono i musicisti nel comporre a quelle che un pittore deve rispettare per dipingere.
L’esposizione al MUDEC comprende anche stampe popolari ed esempi di arte decorativa. Si fonda sull’idea del viaggio come metafora cognitiva: “Una mostra che racconta un viaggio, anzi numerosi viaggi, – come sottolinea una delle curatrici – quello che Kandinskij compie nel governatorato di Vologda nel 1889, e quello metaforico che porta alla grande svolta dell’astrazione”. Nella prima sezione si possono ammirare oggetti popolari, che dopo vent’anni ritorneranno nei suoi quadri astratti. Nella seconda parte, che si intitola “Mosca Madre”, emerge una città avvolgente e dallo guardo materno, in particolare nell’opera “Mosca piazza Rossa”.
Il dipinto forse più significativo della produzione è anche quello che sintetizza il percorso di Kandinskij: al “Cavaliere azzurro” si riconosce il valore di una svolta concettuale ed ideologica notevole. Dobbiamo pensare alla pittura dominante in quegli anni per capire come la lancia del cavaliere frantumi le convenzioni. E contro a chi potremmo pensare sia concettualmente diretta quest’arma? Da un lato all’Impressionismo – la cronaca, la realtà, il tempo che scorre – dall’altro lato, all’arte accademica, che è pittura di grandi eloquenze e di elevate rifiniture. Il blu e l’azzurro sono i colori del cielo e dello spirito. Kandinskij è un artista che ci insegna a vivere dentro l’arte, a considerarla un’esperienza sinestetica.
Per anni ho cercato che gli spettatori passeggiassero nei miei quadri.
Volevo costringerli a dimenticarsi, a sparire addirittura lì dentro.
La mostra è visitabile: lunedì 14.30-19.30, martedì/mercoledì/venerdì/domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30. Il prezzo del biglietto intero è di 12 euro, ridotto 10.