La porcellana di Capodimonte

La porcellana di Capodimonte deve il suo nome all’omonima area collinare di Napoli, dove nella prima metà del Settecento il re Carlo di Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia fondarono la Real Fabbrica di Capodimonte. Oltre che al Museo Nazionale di Capodimonte, le porcellane prodotte da questa celebre ditta sono conservate in pregevole quantità anche al Museo Duca di Martina, presso la villa Floridiana, al Museo Filangieri e al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes.

Le origini dello sviluppo della porcellana in Europa risalgono ai primi oggetti conosciuti nel Duecento grazie a viaggiatori come Marco Polo, che di ritorno dal suo lungo soggiorno a Pechino, durante la dinastia Yuan, importarono dalla Cina una sorta di proto-porcellana, ovvero una ceramica a pasta dura verniciata di bianco o marrone. L’Europa guardava attonita a questi oggetti nella totale incapacità di imitarli.

Risultati di qualche valore furono conseguiti solo nella Firenze del Cinquecento, dove i laboratori di alchimia di Francesco I de’ Medici, già intorno al 1575, riuscirono ad ottenere un tipo di porcellana a pasta tenera, nota appunto come porcellana medicea: imperfetta sul piano tecnico (bollicine, screpolature, ecc.), veniva decorata a motivi blu cobalto, vagamente ispirati alla contemporanea produzione cinese. Se ne conoscono in tutto una cinquantina di pezzi. Non sembra tuttavia che la produzione sia sopravvissuta alla morte di Francesco[2], né che tali esperimenti abbiano avuto conseguenze per la successiva storia della porcellana europea.

Alla fine del XVII secolo, in un periodo di grande fervore scientifico, L’Academie des Sciences in Francia e la Royal Society in Inghilterra cominciano a studiare il problema della fabbricazione della porcellana.

Agli inizi del ‘700 lo studioso sassone Johann Friedrich Böttger ne scopre la composizione. Si tratta di una fusione di caolino (granuli che cuociono ad alte temperature) e feldspato (un minerale legante). Nel 1710 nasce la fabbrica tedesca di Meißen sotto la tutela delle autorità sassoni che esercitano stretti controlli per evitare l’imprenditoria in concorrenza. Questo non impedisce il sorgere di altre fabbriche produttrici di porcellana. Nel 1720 nasce la Fabbrica di Porcellane Vezzi a Venezia (la prima in Italia e la terza in Europa). Successivamente vi è la nascita delle porcellane di Sèvres in Francia, di Capodimonte a Napoli, seguite nel secondo quarto del Settecento da quelle di Ginori a Doccia e di Vinovo in Piemonte.

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