Secondo la ricerca di Censis, in Italia i malati di Alzheimer sono 600.000 (46 milioni nel mondo). Si tratta di una malattia neurodegenerativa molto diffusa a causa dell’invecchiamento della popolazione ed è destinata ad aumentare. Ad oggi, non esiste una terapia farmacologica efficace in grado di trattare questa emergenza sanitaria. Si utilizzano, talvolta, terapie alternative, che consistono nell’impiego di tecniche utili a rallentare il declino cognitivo e funzionale.
Tra queste, la treno-terapia: si tratta di un vagone virtuale in stile retrò che simula un viaggio di 45 minuti, vissuto dai pazienti con tranquillità, poiché ha la capacità di placare il senso di ansia e agitazione tipico della malattia. Si chiama wandering il disturbo del vagabondare che caratterizza chi ha questa patologia e non riesce a stare fermo, anche di notte deve uscire, perdersi in strade familiari divenute sconosciute.
La terapia del treno è stata ideata nel 2009 dallo psico-pedagogista Ivo Cilesi. Nato a Genova 59 anni fa, specializzato in Musico-terapia, è responsabile del Centro terapie non farmacologiche del Centro Alzheimer di Gazzaniga (Bergamo). Consulente di diversi Centri europei, collabora con il Ministero della Salute di Cuba.
All’interno del vagone, i malati sono seduti su comode poltroncine, da cui possono osservare un paesaggio riprodotto su uno schermo, che fa riaffiorare emozioni e ricordi perduti, donando una sensazione di pace e serenità. La terapia del treno agisce sui disturbi comportamentali, stimolando i rapporti, le relazioni, gli incontri e creando momenti di socialità.
Su una parete del corridoio sono dipinte due valige e le indicazioni: Binario 1 e Binario 2. Sulla porta si legge Stazione. Dietro questa porta c’è una vera e propria sala d’attesa con una panchina e un orologio che segna le 13:03.
“Oggi, grazie alla ricerca scientifica, l’obiettivo di una cura efficace contro l’Alzheimer sembra essere meno lontano, ma il ruolo della prevenzione resta di cruciale importanza per diffondere la conoscenza della malattia e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sue ricadute sociali ed economiche”. A spiegarlo è Aladar Bruno Ianes, il direttore medico del gruppo italiano Korian, azienda promotrice della trenoterapia. Prima di entrare nel vagone gli ospiti possono attendere in una sala d’aspetto curata nel dettaglio, così da dare una sensazione realistica che riporta a momenti già vissuti.
“Sottolineo l’importanza – continua Ianes – nell’applicazione dell’Ortoterapia, della Musicoterapia, entrambe oggetto di studio nelle nostre Strutture. La personalizzazione delle terapie non farmacologiche rappresenta requisito fondamentale per l’applicazione, studiandone l’adattabilità e l’idoneità all’inserimento del paziente. Con l’Università di Milano, Dipartimento di Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione, abbiamo studiato la corretta alimentazione per prevenire o contenere la progressione della demenza in genere e della malattia di Alzheimer, in particolare. Adottando la dieta mediterranea, si riescono a limitare i danni ossidativi ai quali sono soggetti le cellule neuronali e la formazione di placche di amiloide”.