A tavola con Dante nella Lunigiana dei Malaspina

È uscita per i tipi di Artingenio, di Firenze, l’ultima fatica del dantista spezzino Mirco Manuguerra, fondatore del Centro Lunigianese di Studi Danteschi e del Museo ‘Casa di Dante in Lunigiana’ di Mulazzo.

Il tema è accattivante:  L’opera gode del prestigio di un corposo saggio introduttivo del prof. Giuseppe Benelli sulla cucina del ‘300.

Apprendiamo dalle Avvertenze dell’autore (sviluppate in tre parti: per i colleghi studiosi, per i cuochi e per gli avventori) che intento dichiarato dell’opera è determinare il menù di un pranzo ideale organizzato dai Malaspina in onore di Dante. Non è una cosa semplice: si tratta di stabilire con precisione i gusti del Poeta e di tenere l’ottica ben ferma sulla tradizione culinaria lunigianese. Il dantista non ha concesso nulla all’approssimazione. Sempre nelle Avvertenze si spiega che nella determinazione di una “tavola dantesca” non vanno affatto considerate tutte le citazioni di elementi commestibili che si ritrovano nell’opera del Sommo: «Se ci imbattiamo nella selva dei suicidi, in Inf xiii, in una scena di caccia al cinghiale per trattare dell’inseguimento mosso da un gruppo di nere cagne ai danni di due anime distrutte, non si può ammettere soltanto per questo, come spesso è stato fatto, la presenza del porco selvatico sulla tavola del Poeta». 07Così nella ricerca minuziosa delle citazioni effettivamente culinarie (e positive), l’autore ha delineato il Menu Dantesco Lunigianese attraverso una analisi profonda, sia filologica che esegetica, di decine di passi non solo della Divina Commedia, ma anche delle opere minori e tenendo sempre ben conto delle testimonianze di terzi (Boccaccio in primis), nonché di alcune tradizioni popolari ormai consolidate.

Ne esce un Dante che certamente si adattò a qualsiasi occasione, dunque che si cibò senz’altro di un po’ di tutto, ma che preferiva una cucina semplice e vegetariana: sulla sua tavola ideale non mancano mai, naturalmente, il pane, il vino e l’olio d’oliva, ma a farla da padroni sono bruschette, zuppe, torte di verdura e grandi insalate miste. Non manca mai pure la frutta, sono presenti i dolci e, come bicchiere della staffa, per il brindisi finale – da fare sempre in onore di Lui – ecco l’ottimo liquore di prugnolo, fatto cioè con i frutti dello Spino, il susino selvatico, l’albero degli stemmi malaspiniani.

Ma ci sono due sorprese: una è rappresentata dai Panigacci, da gustare rigorosamente bolliti e conditi con olio e formaggio (piatto tipicissimo della Lunigiana, ma niente affatto scontato) e l’altra, clamorosa, dallo, il celebre passito delle Cinque Terre. Infatti, l’unico vino che Dante cita in tutta la sua opera è la Vernaccia, al tempo esclusiva dell’e-strema costiera ligure di Levante, e comparando, sempre in chiave esegetica e filologica, le citazioni di questo prodotto che si trovano anche in Salimbene da Parma, Boccaccio e Petrarca, ecco offerta al lettore la dimostrazione di ciò che in precedenza era soltanto una semplice ipotesi: la Vernaccia non può essere altro che quell’elisir che qualche secolo dopo sarebbe stato battezzato “Sciacchetrà” e che in casa Malaspina poteva essere presente per la stirpre genovese di Alagia dei fieschi, la moglie di Moroello II di Giovagallo.

Nulla è banale in questo prezioso libretto di circa 150 pagine, ma leggibilissimo. Viene per esempio rispettata quella legge del numero tre che impera in tutta la Divina Commedia, per cui molti piatti, come per esempio le bruschette, le torte di verdura e i dolci, sono strutturati su tre tagli, uno per ogni tipo definito di manifattura. E non ci sono gli antipasti, ma tre Introduzioni (ai Primi, ai Secondi e ai Dolci), così come per i tre Regni oltremondani ci sono i celebri ambienti anticamera (il Vestibolo degli Ignavi, l’Antipurgatorio e il Cielo della Luna).

Insomma, tante autentiche chicche sapienziali per rendere grande, con Dante, anche una semplice tavolata con le persone che amiamo.

M. MANUGUERRA, A tavola con Dante nella Lunigiana dei Malaspina, con il saggio introduttivo di G. BENELLI, Sapori e saperi del cibo al tempo di Dante, Artingenio Editore, Firenze, 2018.

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