Matteo Fato al Museo Francesco Messina di Milano con “Il presentimento di altre possibilità”

Milano 29 aprile – La collaborazione tra lo Studio Museo Francesco Messina di Milano e il progetto non-profit CRAMUM continua a crescere: Matteo Fato, vincitore nel 2016 del Premio CRAMUM, di cui è in corso la 7° edizione (il bando per artisti under 37 si chiude il 12 giugno), arriva così il 23 maggio a Milano al Museo Francesco Messina con “Il presentimento di altre possibilità”; una mostra personale ricca e intensa che il curatore, Sabino Maria Frassà, definisce di sintesi e razionalizzazione.

Matteo Fato festeggia con questa mostra i suoi primi 40 anni: davanti a sé un orizzonte di possibilità e responsabilità per chi, come lui, è ritenuto a giusto titolo un talento affermato dell’arte contemporanea italiana: l’artista è stato infatti tra i finalisti dell’ultimo Premio Cairo e ha vinto nel 2016 la quarta edizione del Premio Cramum. E’ proprio il Premio Cramum a permettere a Matteo Fato di presentare al Museo Messina di Milano, diventato centro di sperimentazione intellettuale oltre che artistica, un progetto ambizioso come la mostra “Il presentimento di altre possibilità” che indaga a 360° il ruolo della pittura e della cultura oggi e sul rapporto tra artista-oggetto. In mostra opere storiche e inedite di Matteo Fato, collocato su tutti i quattro livelli del Museo: la mostra riesce perciò nell’intento di incorporare e fare “proprie” non solo le opere del Maestro Francesco Messina, quanto anche lo stesso spazio, la chiesa barocca sconsacrata di San Sisto nel cuore di Milano.

Ritratto di un Autoritratto (Museo Studio Francesco Messina, 1932  2019),   2019. Courtesy l'artista e Galleria Monitor RomaLisbona
Ritratto di un Autoritratto (Museo Studio Francesco Messina, 1932 2019),
2019. Courtesy l’artista e Galleria Monitor RomaLisbona

Il curatore Sabino Maria Frassà introduce così la mostra: <<Il presentimento di altre possibilità è un dialogo “su” e “con” la memoria sia personale sia collettiva: un dialogo aperto e dagli esiti caleidoscopici tra Matteo Fato – “giovane” e “maturo” – l’artista Francesco Messina – nelle sue diverse età artistiche – e lo spazio – nella stratificazione delle sue epoche. Maturare una memoria non vuol dire che conservare tutto: per andare avanti bisogna sì conservare, ma anche non rimanere schiavi del passato, di sé e dei propri errori. Matteo Fato seleziona e presenta tra le opere storiche quelle che considera i punti cardini della sua ricerca e dell’evoluzione che l’ha portato fino a qui. Tra le opere inedite spicca senz’altro Ritratto di un Autoritratto il ritratto dell’autoritratto di Francesco Messina, che è forse la migliore sintesi della ricerca artistica di Matteo Fato: un’infinita serie di scatole cinesi di senso e contenuto che portano a perdersi in quel terribile incantesimo che è l’arte: cosa ho di fronte? Un’opera d’arte che è un ritratto di un autoritratto dell’artista a cui è dedicato il museo, ricco delle sue opere, ma non del suo autoritratto>>.

Frassà conclude spiegando come la mostra si possa intendere come <<una sorta di “restauro conservativo” tanto della collezione Messina quanto e soprattutto del linguaggio espressivo dell’artista. Grazie a questo “restauro” Matteo Fato arriva a sintetizzare e razionalizzare una propria personale visione organica del mondo per cui alla rinuncia di ritrarre il “reale” corrisponde il darsi sempre la possibilità di rappresentare l’irrisolvibile complessità e multidimensionalità di ciò che ci circonda.>>

La direttrice del Museo, Maria Fratelli che da anni appoggia la collaborazione tra Cramum e il Museo, va oltre e aggiunge: “Matteo Fato ha avuto il coraggio di spingere per questa mostra la sua ricerca nelle aree di prossimità di Francesco Messina di cui realizza un ritratto che si impone per presenza e vigore, come un impossibile autoritratto con i colori i modi e la poetica di Fato, capace però di evocare l’intensità di un maestro del novecento come fosse un vate. E il ricordo va alla sua amicizia e al suo ritratto di Ezra Pound.”

(osservando la parola), 2005 / 2019. Courtesy l'artista e Galleria Monitor Roma/Lisbona.
(osservando la parola), 2005 / 2019. Courtesy l’artista e Galleria Monitor Roma/Lisbona.

Matteo Fato è nato a Pescara, Italia, nel 1979, dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato a numerose mostre in gallerie private e musei pubblici in Italia e all’estero. Nel 2012 ha concluso la residenza presso la Dena Foundation for Contemporary Art (Parigi), con la mostra personale Vidéos_Dessins, e la partecipazione alla mostra La collection Giuliana et Tommaso Setari, retour à l’intime(La maison rouge, Fondation Antoine de Galbert). Nel 2015 ha aperto una personale presso TRA (Treviso Ricerca Arte); a Luglio 2017 ha preso parte alla mostra OPEN20 nel Museo Mostyn in Galles. Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il premio Level 0 – ArtVerona (2013), come artista selezionato da Giacinto Di Pietrantonio per il Museo Gamec, (Bergamo); il Premio Città di Treviglio(2012); il Premio Terna(2° classificato in Pittura, 2014); e il Premio Cramum (2016). Nel 2008 è stato invitato in residenza presso la Fondazione Spinola Banna (Torino). Nel 2010 è stato selezionato dalla Dena Foundation for Contemporary Art come artista Italiano in residenza presso ArtOmi, (New York). Nel 2015 è stato in residenza per due mesi presso ilNordic Artists’ Centre Dalsåsen (NKD)in Norvegia.Nel 2016 è stato invitato a partecipare alla 16° Quadriennale d’Artea Palazzo delle Esposizioni, Roma. A Marzo 2018 ha inaugurato una personale dal titolo Eresia (del) Florilegiopresso la Galleria Nazionale delle Marche (Palazzo Ducale, Urbino); mentre ad Aprile 2018 ha aperto una doppia personale insieme a Nicola Samorì presso Casa Testori, (Milano).

Grazie a Cramum ha partecipato a diverse mostre collettive tra cui “A chi parla l’arte contemporanea?” (Palazzo Isimbardi, Milano, 2016), “Oltre Roma” (Palazzo Falconieri, Roma, 2016), “Limiti-Confini” (Grande Museo del Duomo di Milano, 2017). Il suo lavoro è presente in numerose collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Dal 2009 ad oggi è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.

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