Ci troviamo alle pendici dell’Appennino Umbro-Marchigiano in una zona fertile, ricca d’acqua e crocevia di tre punti di valico, dove i monaci benedettini tra il IX-X secolo decisero di edificare l’Abbazia di San Michele Arcangelo, una delle più importanti della zona, sia per posizione sia per l’entità dei suoi possedimenti. Il complesso abbaziale di imponenti dimensioni, del quale oggi vediamo la veste tardoromanica risalente al XII secolo, è composto da chiesa, monastero e foresteria. La chiesa presenta una facciata a doppio spiovente con un piccolo rosone e, all’estremità opposta dell’edificio, si erge un campanile a vela. Al suo interno comprende tre navate di cui la centrale è più grande rispetto alle laterali che sono sorrette da otto arcate di differenti misure. Poco rimane dell’ impianto decorativo originale, sono visibili delle decorazioni a raggiere e tondi in cotto, mentre le finestre sono piccole monofore con archetto monolitico e cunei di pietra che creano suggestivi effetti di luce, il soffitto è a capriate lignee. Al suo interno possiamo ammirare pregevoli opere d’arte tra cui un “Crocifisso” ligneo del XV secolo di scuola Toscana situato nell’ altare maggiore, una meravigliosa lunetta realizzata da Raffaellino del Colle raffigurante “Eterno Padre tra gli Angeli” del XVI secolo, vicino al fonte battesimale. Di notevole interesse gli “stucchi Preromanici” databili al IX- X secolo, quindi antecedenti all’odierna costruzione della chiesa siti alla parete d’ingresso.
Nella navata laterale di sinistra possiamo ammirare una “Madonna del Rosario” della bottega del Mancini databile al XVII secolo. Interessantissimi gli affreschi superstiti del ciclo pittorico originale che affrescava interamente la chiesa databili al XV secolo una “Crocifissione” che assieme a “San Rocco”, “ San Biagio” tra i quali spicca la bellissima “Madonna del Latte”. Nella Navata di destra possiamo invece osservare una Copia da Raffaellino del Colle raffigurante un “Presepe”. Attualmente il luogo, della Curia, è accessibile e ben conservato grazie ai restauri effettuati alla fine dell’Ottocento e ancora negli anni Cinquanta del Novecento. Tuttavia un’abbondante nevicata del 2012 ha messo alla prova la copertura del tetto: la cittadinanza, particolarmente affezionata a questo luogo di culto, si è mobilitata per raccogliere voti in occasione del censimento con l’obiettivo di valorizzare il complesso dell’abbazia, ancora poco conosciuto dalle persone che visitano la zona. Il vero tesoro di Lamoli è la popolazione di Lamoli che è riuscita a salvare questa importante struttura con un grande impegno di volontariato e di amore per la propria terra. L’Abbazia ha infatti ottenuto il contributo del FAI grazie ad una mobilitazione straordinaria.