Dal nostro inviato – Un rapporto molto particolare, quello tra Venezia e il cinema. Se le altre grandi città “cinematografiche” costituiscono quasi sempre la tela di fondo su cui si muove l’azione, Venezia è, per sua natura, una co-protagonista del film, un personaggio che risalta nel tessuto della storia, un’ambientazione che non può mai essere casuale.
Senza fare critica né storia del cinema è possibile costruire un itinerario veneziano molto personale tra calli e campi, chiese e palazzi, drammi e commedie. E far rivivere l’allegria kitsch di “Cappello a cilindro”, ovverosia Venezia vista e ricostruita da Hollywood con cartongesso e stucchi utilizzati per dare forma ad una copia del ponte di Rialto; le atmosfere risorgimentali di “Senso”; la nobile scenografia dell'”Othello” di Welles e le faticate vicende de “Il mercante di Venezia”; i brividi di “A Venezia… un dicembre rosso shocking” e il sentimentalismo di “Tempo d’estate”; la ribelle giovinezza veneziana inventata dal primo Tinto Brass con “Chi lavora è perduto” e il rigore politico de “Il terrorista” di De Bosio; la decadenza della città raccontata da Visconti con “Morte a Venezia” e i film veneziani ispirati a Henry James.

Come non ricordare “Anonimo Veneziano” diretto da Enrico Maria Salerno con Tony Musante e Florinda Bolkan?

Lungo questo itinerario veneziano cinematografico possiamo incontrare anche i fratelli Taviani e il loro “San Michele aveva un gallo“, la storia di un anarchico ribelle prigioniero e vittima del silenzio della laguna, accanto a Giacomo Casanova Veneziano, personaggio amato, esaltato e spesso banalizzato dal cinema, che di Venezia, anche attraverso i film di Comencini e di Fellini, ha contribuito a esportare la leggenda in tutto il mondo.
Mentre Woody Allen, che cita la città lagunare tra quelle del cuore, vi ambienta un esilarante capitolo di “Tutti dicono I love you“.
Storie di cinema a Venezia che la giornalista e scrittrice Irene Bignardi rappresenta nel suo ultimo libro edito da Marsilio sempre cercando, nei film, dietro il film, il fattore umano.
E così il l’arte cinematografica consente un’inedita esplorazione di una città così bella e così unica che non si è mai lasciata mettere in secondo piano, come sfondo, da nessun regista e ne restituisce la visione e la versione che non ha mai smesso di incantare.