Nikolai Lilin a Livorno

A Livorno nella bella Cripta della Chisa dei Salesiani è stata presentata la confernza di Nikolai Lilin  “Favole fuorilegge”. Un incontro molto particolare organizzato dalla Delegazione Toscana del Sacro Ordine Militare di San Giorgio, moderatori dott. Alessandro Guarducci  e il dott. Ezio Papa, ha presentato il  Cav. Roberto Barbieri.  Nell’incontro Nikolai ha parlato di tutto: delle tradizioni russe, dei problemi attuali della pace, della crisi dei valori del mondo occidentale, del tatuaggio siberiano…    

Lilin è lo suo pseudonimo da scrittore, scelto in omaggio alla madre dell’autore, Lilia. Le generalità complete sono registrate sui registri dell’anagrafe italiana come Nicolai Verjbitkii. La trascrizione corretta del prenome sarebbe Nikolaj (come riportato in una nota del suo romanzo Educazione Siberiana), ma lo stesso Lilin ha preferito adottare l’uso dell’italianizzazione nella forma “Nicolai” per coerenza con quella registrata all’anagrafe italiana.

In Italia Nikolai Lilin è noto per il romanzo Educazione siberiana.

Nel lungo rcconto Nicolai  cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell’ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra.

Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana. I ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli “sbirri” o con i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia. Magari: “Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria. Mi veniva da piangere tanto ero felice”.

La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. “Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi”. Ma l’apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso. Si tratta d’imparare a essere un ossimoro, cioè un “criminale onesto”. Con uno stile intenso ed espressivo. Anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell’italiano, a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l’altruismo convivono con naturalezza.

Elios
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