Com’è possibile che nella sola Campania c’è il 70% dei Ciro in Italia e il 90% di questi è presente nella sola Napoli e provincia? Parliamo di una percentuale maggiore di Gennaro, che è il nome napoletano per eccellenza! L’unica certezza è che questo nome nasce in Persia (chi ha studiato greco ricorderà probabilmente Ciro il Grande, l’uomo che si fece incoronare “Imperatore dell’Universo”), ma il “nostro” Ciro era un medico egiziano del III secolo che, come Giuseppe Moscati, curava le persone povere senza chiedere compenso. Il suo culto fu portato a Napoli dall’enorme comunità egizia che frequentava la città. L’esplosione del nome Ciro a Napoli e provincia, in realtà, ha anche una data: 1764, quando una carestia colpì la città e tutti cominciarono a pregare San Gennaro che, di tutta risposta, non aiutò i poveri napoletani.
I religiosi di Portici allora trovarono la soluzione: si stava pregando il santo sbagliato. I cittadini avrebbero dovuto invocare San Ciro, protettore degli ammalati, che senz’altro sarebbe intervenuto a favore degli affamati. La carestia effettivamente passò e nella città di Portici, come segno di devozione, fu costruita nel 1770 la statua del santo. I porticesi, orgogliosi e felici di questo miracolo, chiesero anche il trasferimento delle reliquie di San Ciro nell’attuale chiesa a lui intitolata.
Ferdinando IV di Borbone li accontentò. Anzi, con decreto reale, che seguiva la nomina papale, fu stabilito ufficialmente Ciro patrono della città. Da quel giorno, come buon augurio, scoppiarono i Ciro nei registri di tutta Napoli, Portici e città limitrofe. Da quel momento, complice anche il boom di nascite che seguì la carestia, un nome persiano è diventato “napoletano” per eccellenza. Ed oggi, per giunta, un Ciro l’abbiamo addirittura adottato dal Belgio.
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