“Quella volta sul ponte”: al Ducale di Genova una mostra e un libro raccontano le storie del ponte Morandi

Un libro, “Quella volta sul ponte”, una mostra e 100 racconti – testimonianze dei cittadini legati al ponte Morandi visibili a Palazzo Ducale di Genova fino al 3 gennaio. “È la mostra che non avrei mai voluto fare” dichiara Luca Bizzarri, presidente di Palazzo Ducale “Questo libro non è da scaffale, va usato, portato con sé, lasciato, ripreso, imprestato, sottolineato perché queste storie ne aspettano di altre per non smettere di parlare.

Perché è così che funziona la memoria, esiste fino a quando c’è qualcuno con la voglia di aggiungere un passo ad un percorso comune”. E anche se questo libro “non sarebbe dovuto esistere”, conclude Bizzarri “c’è. Spero che abbia in qualche modo la forza di rendere la realtà più accettabile, il dolore più condiviso, la speranza più viva. Tra i racconti selezionati, pubblichiamo “Un ponte verso il cielo” scritto da Elisabetta Rossi, giornalista e redattrice di RussiaPriviet. I proventi della vendita del libro saranno devoluti per la realizzazione della stanza multisensoriale nella Scuola primaria di Teglia, quartiere in Val Polcevera sede di un Polo con risorse educative specializzate.

Eilisabetta Rossi
Eilisabetta Rossi

“Un ponte verso il cielo” Elisabetta Rossi. Tratto da “Quella volta sul ponte”, Erredi grafiche editoriali.

20 agosto 1991, ore 21. Valigia alla mano esco di casa, imbocco l’autostrada a Genova Nervi, destinazione Sestri Ponente. Ho un appuntamento irrinunciabile. Da questa sera la mia vita non sarà più la stessa.
Genova è più bella del solito. Galleria, viadotto, galleria, viadotto. Le cose non ci ascoltano. Resistono e il mondo nuovo accade. Le cose nascono e se ne stanno lì, come se nulla fosse successo. Perché non cadono? Io questa cosa dell’accaduto mica l’ho mai capita.
La mia macchina è una navicella spaziale.
Genova è un pesce.
Poi il grande ponte, il ponte Morandi e il mare che, alla mia sinistra, brilla con le sue squame metalliche. Ascolto la radio e una frase di Giovanni XXIII mi inchioda a quella lingua di asfalto: “Ogni bambino che nasce è un ponte verso il cielo”. Mi emoziono. Perché quel ponte che attraverso questa sera mi sta portando verso una nuova vita. Un altro mondo che sto aspettando da nove mesi durante i quali sono cresciuta insieme a lui. Il suo amore in ogni goccia di sangue che scorre nelle mie vene. Mi lascio alle spalle il viadotto. Com’è alto e io sono sempre più piccola. Un ultimo sguardo a quella rampa di lancio verso il cielo e poi sono risucchiata nel buio della galleria. Come una calamita. Adesso lo svincolo, veloce verso l’ospedale di Sestri Ponente. Da lì a poche ore, all’alba del 21 agosto, lo avrei abbracciato.
Oggi, ventisette anni dopo, il figlio che quella notte ho partorito è tra i soccorritori delle vittime del crollo del ponte Morandi: “Si muore un po’ ogni giorno, mamma. Non me lo avevi mai detto”.
Scusami tesoro, ma non è stata colpa mia. È colpa dei castelli di sabbia che crollano da soli, dei pomeriggi al mare che se li prende la notte, è colpa delle cose che accadono e non ti ascoltano, mai.

Elios
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