Il Rigoletto al Regio di Parma

Sono cresciuto in una famiglia di melòmani e loggionisti, ma loggionisti di quelli veri, di quelli che hanno fatto, anche loro, la storia del Teatro Regio di Parma. Di quelli che alla musica davano del tu. Di quelli che dialogavano attraverso battute salaci in dialetto con tenori, baritoni, e con direttori d’orchestra. Di quelli che ribadivano, per citare il commento dell’allora direttore della Gazzetta, Molossi: “Dove ci sono fischi (per dire dove c’è discussione e polemica) c’è anche libertà”.  

Teatro Regio di Parma

Una volta si diceva che se venivi fischiato dai loggionisti del Regio potevi anche dire addio alla tua carriera. Ed era proprio così. Era vero una volta, molto più di oggi. Le piccionaie del loggione ribollivano inquiete di santa intransigenza già alle prime note di una prima, ma non solo. Con Verdi non si doveva tanto scherzare….

Amartuvshin Enkhbat

Ieri sera, al Rigoletto interpretato magistralmente da Amartuvshin Enkhbat, il silenzio nel loggione era, direi, claustrale. Un silenzio rispettoso ed ammirato. Bravo Amartuvshin. Grazie per questa splendida interpretazione. Una bella voce, una grande tecnica, certo, ma anche un bel linguaggio del corpo, una grande espressività, a raccontare del padre buffone che si umilia ai piedi dei cortigiani vil razza dannata’, che grida il suo sdegno, il suo dolore di bramoso vindice, come ‘fulmin scagliato da Dio’. Bello spettacolo, bellissime scenografie. Scenografie classiche, non contagiate da discutibili modernismi, come succede spesso oggi. Un plauso al cast intero. E comunque vorrei qui esprimere il mio modesto parere di loggionista: l’interpretazione di Amartuvshin Enkhbat spicca, per tecnica, ma anche per umanità. Questo Rigoletto mongolo ci ha emozionato, ci ha fatto venire le lacrime agli occhi. Scusate se è poco…

Elios
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