Topolino e i suoi “fratelli” giapponesi

A novant’anni dalla nascita di Topolino, il Ministero dello Sviluppo economico ha emesso otto francobolli – disegnati da Giorgio Cavazzano – dedicati al protagonista del fumetto più longevo di sempre, uno dei simboli del successo Disney.

Se in Europa e Stati Uniti d’America intere generazioni sono cresciute con le storie di Walter Elias Disney, considerato anche il padre dell’animazione, dall’altra parte del mondo l’idolo dei più piccoli non è stato Mickey Mouse. Secondo alcuni studiosi, i primi esperimenti di disegni in movimento si fanno in Giappone, dove nel 1803 nasce Utsushie, l’animazione più antica della storia. Questo cartone animato, proiettato per la prima volta in una cittadina nei pressi di Tokyo, racconta le avventure di eroici samurai del XII secolo; nel piccolo capolavoro si coglie l’influenza dell’Art Deco di alta qualità.

Per proiettare le immagini degli albori, nel Paese del Sol Levante, si usa una macchina chiamata furo, l’equivalente della lanterna magica, sperimentata in Francia dal cineasta Reynaud. In questo modo, i Giapponesi possono realizzare animazioni vivaci, mettendo in scena antichi personaggi, animali e fuochi d’artificio. Le prime rappresentazioni vengono eseguite nei teatri, ottenendo ampio successo di pubblico.

Si tratta di disegni parzialmente in movimento, che si animano in primo piano su uno sfondo nero. Gli apparecchi, ancora rudimentali, fatti di metallo con all’interno una lampada ad olio, hanno due difetti: sono pesanti e molto caldi. Essendo difficili da trasportare, le immagini risultano abbastanza statiche. Così, Karaku ha inventato una lanterna leggera, chiamata appunto furo, con una lamina in legno da inserire, difficilmente infiammabile. Il dispositivo veniva tenuto in braccio in modo da far sembrare, con movimenti ben studiati, che un personaggio stesse camminando, anche mentre era totalmente fermo.

I disegni dai colori vivaci riprendono gli stili narrativi del Gidayu-bushi, caratteristico del teatro delle marionette creato da Takemoto Gidayu, e del Sekkyo-bushi, in cui alcune parole vengono tratte da canti melodici che trasmettono la morale buddista. Un altro cartone animato tipico del tempo ha come protagonista Daruma, una statuetta votiva che balla, uscendo spesso dal rullo sospeso sul quale è disegnata. Non mancano riferimenti geografici, come la traversata di una barca sul fiume di Ryogoku. E non può mancare nemmeno la storia di un cane, considerato il “Topolino giapponese” ante litteram: Norakuro, questo è il suo nome, un meticcio senza padrone, che decide di entrare nell’esercito per fare carriera.

Elios
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