Una riflessione è necessaria, senza scandalizzarsi: le sanzioni alla Russia sono la risposta giusta per neutralizzare le sue aspirazioni belliche? Anticipiamo la risposta: NO. Da un punto di vista geopolitico, le sanzioni odierne sono assimilabili ai blocchi navali che sono stati praticati nel corso dei conflitti del passato. Questi blocchi erano destinati a piegare i nemici attraverso la mancanza di cibo, materie prime e tecnologia bellica. Eppure non vi è stato un solo blocco navale che abbia determinato l’esito di una guerra.
Ci permettiamo di citare qui di seguito le conclusioni di John Mearsheimer, uno dei maggiori politologi dei nostri tempi. Scrive Mearsheimer in “La tragedia delle grandi potenze”: <<Anche quando un blocco arresta praticamente tutto il commercio marittimo dello Stato bersaglio, il suo impatto è di solito limitato per due motivi. Primo, le grandi potenze trovano sempre modo di battere un blocco, per esempio mediante il riciclaggio, l’ammasso di scorte e la sostituzione di materie prime.
Secondo, le popolazioni degli stati moderni possono sopportare enormi sofferenze senza insorgere contro i loro governi. Non esiste un solo caso nella storia in cui un blocco navale o una campagna di bombardamento strategico volti a colpire la popolazione del nemico abbiano provocato sollevazioni contro il governo preso a bersaglio.
Infine, le élite che governano raramente sono indotte ad abbandonare una guerra dalle atrocità che subiscono le loro popolazioni. Si potrebbe anzi affermare che più sofferenze subisce una popolazione più è difficile per dei capi di governo abbandonare le ostilità. Alla base di questa affermazione, che sembrerebbe contraddire il buonsenso, sta il fatto che una sconfitta cruenta accresce di molto la probabilità che una volta finita la guerra la gente cerchi di vendicarsi dei capi che l’hanno condotta alla distruzione. Quindi, quei leader avranno un potente incentivo a ignorare le sofferenze inflitte alla popolazione e a combattere fino in fondo nella speranza di poter strappare la vittoria e salvare la pelle.>> Fonte: Confindustria Romania.