Dal nostro inviato – La follia umana, quella che la società tende a ignorare perché le appartiene più di quanto sia disposta ad accettare, anima “Undir Trénu” (Sotto l’albero), il film drammatico islandese del regista Hafsteinn Gunnar Sigurdsson che il pubblico e la stampa di Venezia 74 premiano con un lunghissimo applauso al termine della proiezione in sala Darsena al Lido.
La pellicola narra di Agnes che caccia di casa Atli e non vuole che lui veda più la loro figlia Ása. L’uomo si trasferisce dai genitori, coinvolti in un’amara disputa che riguarda il loro grande e magnifico albero, che fa ombra al giardino dei vicini. Mentre Atli lotta per ottenere il diritto di vedere la figlia, la lite con i vicini si intensifica: la proprietà subisce danni, animali scompaiono nel nulla, vengono installate telecamere di sicurezza e gira voce che il vicino sia stato visto con una motosega in mano. Il racconto culmina in un drammatico epilogo.
L’esordio del regista islandese sembra abbastanza solido, con un soggetto non troppo complesso alla base ma comunque intrigante e un approccio misurato: “Ognuno di noi vive, se non insieme, per lo meno accanto ad altre persone – commenta Sigurdsson al termine della proiezione – Ma fare parte di una comunità è un compromesso che può diventare fonte di grossi problemi. I litigi tra vicini sono un fenomeno orribile e al tempo stesso affascinante: tendono a diventare piuttosto brutali, ma sono anche divertenti nella loro assurdità. Di solito riguardano rispettabili cittadini mai coinvolti prima in attività illegali che, a causa della rabbia e dell’odio verso i vicini, cominciano a manifestare comportamenti aggressivi e violenti. In altre parole, tali controversie tirano fuori il peggio delle persone: potrebbero persino trasformare vostra nonna in una feroce assassina. Dopotutto cos’è la guerra, se non una disputa tra vicini, ma su scala molto più grande?”
https://youtu.be/8gYf67GmGfQ