Vighen Avetis scultore, Erevan 25 gennaio 1968. Anche il più incallito materialista può avere un brivido di insicurezza nell’affrontare l’ispirazione e la fede di Vighen Avetis (in armeno ‘Annunciazione’, nome d’Arte da Avetisjan), scultore ameno a Carrara da più di vent’anni, Artista assolutamente conscio della propria unicità.
Sorge sommessamente il nesso tra la nota’ Born to be alive’ e ‘Born to be famous’; una missione, una ‘chiamata’ a cui l’uomo sensibile non può sottrarsi, un richiamo le cui radici affondano nell’arte millenaria di una famiglia di grandi artigiani del rame nella città più antica del mondo, la città di Van, prima capitale armena.
Inizio dei suoi studi di scultore a dieci anni; a quindici aiutante personale di uno dei più importanti artisti del tempo, Harutunjan Ara A., coautore della grande ‘Madre Armenia’ e delle ‘Fontana’, copia della quale è stata regalata a Carrara dalla città gemella di Erevan. Vighen osserva, modella, impara; studia presso l’Accademia di Belle Arti di Erevan, si laurea in Polonia a Pozdan. Dalla Polonia, attraverso la Francia (Marsiglia), decide di visitare Roma. Siamo nel nel 1999.
Per via, viene ‘fulminato’ da un cartello stradale: ‘Carrara, Cave di Marmo’. Come non visitarle? Le vede da vicino, tocca con mano quel marmo che ha a lungo sognato, ne prende una scaglia per ricordo. A Pisa la Cappella Medici ed il Centro Storico confermano la sensazione di spazio fuori del tempo di cui è ora prigioniero; l’accoglienza di Firenze è decisiva per rimanere. Dopo i primi esami presso l’Accademia, tra cui quello di italiano puramente formale, viene ammesso senza indugio ed ospitato a Calenzano, nella spaziosa e vuota Villa Medici.
A trent’anni studia dunque a Firenze. Qui viene alla luce l’opera che finalmente lo fa sentire scultore: ‘Regina’. Sebbene ogni sua scultura sia per lui la migliore, la storia di ‘Regina’ ancora lo emoziona. Frequentava il secondo anno di scultura quando ebbe l’idea di creare un volto che cercasse di esprimere il tipo di bellezza ancestrale femminile che sentiva in sé. Ne uscì un ritratto molto particolare, unico, un volto che si girava a guardarti in movimento (non solo gli occhi). Destino volle che incontrasse una ragazza spagnola che aveva proprio i tratti della sua scultura. Le chiede di fare da modella: con lei la vita entra nella scultura, il modello diventa vivo. Il Professor Romano Lucatini giudica Vighen più bravo di lui e contesta il Dottor Vigiano suo amico, che lo rimprovera per le lodi inappropriate ad uno studente: ‘ Io so che cosa dico e a chi lo dico!’.
L’opera viene scelta per una mostra a Villa Caruso: è una scultura in cemento 70×50 circa. La mostra è visitata da molti, tra cui facoltosi collezionisti, che lasciano i loro biglietti da visita alla base delle opere. Anche Vighen ne ha, ma al momento non li considera, anzi, li dimentica. Solo dopo qualche mese ne mostra uno al professor Lucatini: era del banchiere Carlo Steinhauslin, uno degli uomini più ricchi di Firenze. Eclatante rimbrotto del Professore: Tutti vogliono conoscerlo, e tu….! Vighen dunque lo chiama, ed in quello stesso momento il banchiere si accingeva a chiamarlo! È venduta la prima scultura, acquistata dalla persona più importante di Firenze!
Altre sculture sono oggi presso famosi collezionisti. Tra i più prestigiosi premi, una prima ‘Nefertiti’ in bronzo del 2002 con il ‘Fiorino d’Oro’ a Palazzo Vecchio in Firenze nel 2014; Premio conferito da Re Vittorio Emanuele nel 2022 a Ginevra per ‘Meriti Artistici’; consegna delle Chiavi della città di Cavriglia (Arezzo) per tre sculture monumentali; dono a Papa Francesco della scultura in bronzo ‘Madre dell’Armenia’, la cui seconda fusione, nel 2016, è stata donata alla città di Marsiglia per la posa nel Parco pubblico. Firenze accoglie, nel 2005, le sue opere nella Chiesa di San Carlo con un altare in Pietra Serena, un fonte battesimale in Pietra Serena e bronzo, un leggio in bronzo, quest’ultimo molto apprezzato dal critico Antonio Paulucci; nel 2016 viene alla luce un Gesu’ Risorto in gesso per la chiesa San Felice. Sono legate a Carrara le opere di marmo tra cui, nel 2008, la statua della fondatrice dell’Ordine delle Suore Passioniste di S. Paolo della Croce nella chiesa del convento a Signa (vincitore di concorso – lab. Barattini Cave Michelangelo) ed il ritratto, nel 2010, di Suor Carmelina (lab. Telara), oggi a Toronto (Canada). Unica nel suo genere la scultura (2020) della Divina Commedia nella sua struttura, in marmo bianco e nero, in cui risaltano le figure di Dante e Vigilio, commissionata dalla Dante Alighieri di Bruxelles e la’ esposta. (lab. Cooperativa Cavatori Carrara).
Orgoglioso di essere stato ammesso tra i quaranta ‘fiorentini’ della Misericordia di Firenze, fondata nel 1275, ha scelto tuttavia di operare a Carrara, attualmente presso il laboratorio ‘Cooperativa Scultori Carrara’. Considera la città ideale per uno scultore, specialmente in marmo che, dice Avetis, pochi sanno scolpire; coltiva tuttavia le sue radici con frequenti visite alla città natale, che non lo dimentica.
Il futuro riserva ad Avetis il completamento e la consegna a Firenze della ‘Nefertiti’ in marmo bianco attualmente in lavorazione, la partecipazione al ‘Simposio Internazionale di Scultura Carrara-Erevan’ in estate, e la scultura ‘Aurora’ per un parco pubblico di Erevan, commissionata dalla ‘Fondazione Aurora’. Sarà un’opera d’Arte in bronzo dedicata alla giovane donna sopravvissuta al genocidio 1915, emigrata negli USA e diventata una famosa attrice del suo tempo. La premiazione dell’opere della Fondazione è effettuata, come di consuetudine, ogni due anni a Venezia sull’Isola degli Armeni.
Marta Tongiani.
Si ringrazia lo scultore Vighen AVETIS per l’uso delle fotografie.